Wimbledon: Berrettini, atteggiamento da top-player. Ko Caruso e Cecchinato



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Wimbledon: Berrettini, atteggiamento da top-player. Ko Caruso e Cecchinato
Wimbledon: Berrettini, atteggiamento da top-player. Ko Caruso e Cecchinato

Adesso arriva il difficile, per Matteo Berrettini. Il romano viene da un periodo straordinario, con ben otto vittorie in due tornei sull'erba (successo a Stoccarda e semifinale ad Halle). Gli avversari lo guardano con occhi diversi, con un rispetto sempre crescente.

Agli onori, tuttavia, si aggiungono gli oneri. Tutti lo vogliono battere e lo affrontano con un ancora più attenzione. Lo ha fatto anche Aljaz Bedene, che peraltro ha forti motivazioni quando si tratta di giocare a Wimbledon.

Risiede a Londra molti anni, ha acquisito la cittadinanza britannica e per qualche anno ha rappresentato il Regno Unito. I regolamenti ITF, tuttavia, gli hanno impedito di giocare in Coppa Davis e allora – per tenere vivo il sogno olimpico – ha scelto di tornare a rappresentare la Slovenia.

Il legame con la Gran Bretagna rimane e lo ha dimostrato in un match molto complicato, in cui Berrettini è stato bravo a tenerlo a bada dopo aver perso il primo set. Non c'è granché da raccontare, del 3-6 6-3 6-4 7-6 che spinge il romano al secondo turno: Matteo si è affidato alle qualità che gli hanno permesso di entrare tra i top-20 e di prendersi una testa di serie importante: servizio, dritto, atteggiamento perfetto e un miglioramento impressionante negli spostamenti.

Pur essendo cresciuto sulla terra battuta, Bedene conosce abbastanza bene i segreti dell'erba (anche se in carriera ci ha vinto appena 11 partite) ed è scattato meglio dai blocchi. Nel momento del bisogno, Berrettini ha alzato il rendimento e non ha mai dato, per davvero, l'impressione di poter perdere.

Incassati un paio di break in avvio, ha messo a punto il servizio (ha tirato 19 ace). Le ritrovate certezze gli hanno permesso di ribaltare il punteggio. Bedene ha provato a lottare fino alla fine, alzando il suo rendimento nel quarto set.

Gli è bastato per rimanere incollato a Berrettini nel punteggio, ma l'azzurro – forte di un servizio pressoché inavvcinabile – non ha mai tremato. Nel tie-break ha subito preso il vantaggio e non lo ha più mollato.

Una vittoria di maturità, di consapevolezza, figlia della fiducia accumulata nelle ultime settimane. Adesso è atteso da un secondo turno affascinante, in cui sarà chiamato a chiudere la carriera di Marcos Baghdatis: per il cipriota, Wimbledon sarà l'ultimo torneo in carriera.

Marco Cecchinato ha giocato tantissime partite nel circuito ITF e Challenger. Per questo, sa cosa significa annusare la polvere tennistica. Tuttavia, paradossalmente, questo è il momento più difficile della sua carriera.

Dopo la sbornia di successi e popolarità dello scorso anno, e un buon inizio di stagione, sembra aver perso fiducia a certezze. Neanche la separazione con coach Simone Vagnozzi – per ora – ha dato la scossa a una carriera che gli ha regalato una sola vittoria negli ultimi due mesi.

Il successo è arrivato a Roma contro Alex De Minaur, lo stesso che lo ha battuto piuttosto nettamente a Wimbledon. Lo scorso anno, in piena erezione agonistica post-Roland Garros, Cecchinato colse una bella semifinale a Eastbourne.

Si presentò a Londra senza celare le sue ambizioni, al punto che “SportWeek”, il magazine settimanale della Gazzetta dello Sport, gli regalò la copertina e lo strillo: “Wimbledon? io ci provo”.

Perse contro De Minaur all'esordio, ma si sarebbe rapidamente ripreso sulla terra battuta. Oggi, viste le premesse, era difficile pensare a un risultato diverso: è finita 6-0 6-4 7-6 per il “diavoletto” australiano.

Risultato netto, anche se c'è spazio per qualche rimpianto. Anche nel primo set, per esempio, Cecchinato ha avuto quattro palle break in un eterno primo game. Perso quello, si è disunito ed è franato sul 6-0 3-0.

Con la situazione di punteggio quasi compromessa, “Ceck” ha trovato un pizzico di fiducia e ha ricucito lo svantaggio fino al 3-3. Quando sembrava poter giocarsela alla pari, incassava un grave break sul 4-5 che spediva l'australiano avanti di due set.

Finalmente Cecchinato registrava il servizio e faceva match pari nel terzo. Addirittura, era lui l'unico ad avere una palla break sul 3-3. De Minaur la cancellava e il match si protraeva al tie-break. Cecchinato era sempre costretto a rincorrere, ma artigliava il 5-5.

Rovinava tutto con un errore di dritto sul penultimo punto e stringeva la mano, sconfitto, per la sesta volta nelle ultime sette partite giocate. Adesso avrà un po' di tempo per recuperare e prendere confidenza con il nuovo head coach Uros Vico: per lui, i tornei estivi sulla terra rossa rappresenteranno una preziosa occasione di riscatto.

La sensazione è che lo stato di grazia dello scorso anno non sia ripetibile, ma che il palermitano sia in grado di fare molto, ma molto di più. Termina al primo turno anche l'avventura di Salvatore Caruso. Emerso dalle qualificazioni, il ragazzo di Avola ha incassato la rivincita di Gilles Simon.

Hai voglia a dire (ed è vero) che le condizioni di gioco sono piutto lente, ma l'erba rimane un superficie ben diversa rispetto alla terra battuta. Se a Parigi l'azzurro aveva dominato, stavolta i ruoli si sono ribaltati.

La partita, tuttavia, avrebbe potuto raccontare una storia diversa se Caruso avresse sfruttato i tre setpoint avuti nel tie-break del primo set. Dopo aver rimontato, si è trovato avanti 6-4 e poi 7-6, ma il set gli è scappato via.

Perso quello, il match ha preso una direzione molto chiara. Per Caruso rimane comunque una buona esperienza: i grandi tornei non sono più irraggiungibili e adesso tornerà a giocare su superfici a lui congeniali per dare il definitivo assalto ai top-100 ATP.

Li merita, anche per l'atteggiamento sempre impeccabile. A fine partita, nonostante la sconfitta, ha concesso un bell'abbraccio al francese. Così si fa.

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