Rafael Nadal voto 10 e lode Diciannovesimo Slam messo in bacheca. Ad un passo da Roger Federer. Che lo spagnolo affermi di non pensarci, non ci crede nessuno. Arrivato in finale in pantofole e con gli avversari che si sono via via sfilati, chi per il mal di schiena, chi per un dolore alla spalla, chi per insipienza.
Il primo avversario degno di questo nome, Medvedev, in finale. Ed è stata battaglia. Un’epica, incredibile battaglia. Il pane, per lo spagnolo. Dato per morto chissà quante volte e sempre lì, a dimostrare che è vivo e lotta insieme a noi.
Nel 2020 il Fedal assumerà i connotati dell’epica. Sempre che Medvedev e Berrettini non si mettano di mezzo. Monumento. Daniil Medvedev 10 e lode Non ha vinto gli Us Open ma nulla cambia. Non è riuscito a completare un’impresa folle, in finale, sotto di due set e un break e ad un passo da recuperarne due nel quinto set, ma poco importa.
E’ lui il protagonista del torneo. Con la folla contro, sin dal primo incontro. Con la folla che non l’ha sostenuto nemmeno nell’atto finale, da sfavorito, da vittima sacrificale. Non ha compiuto l’impresa, ma di Slam ne vincerà di sicuro.
E’ lui il certo protagonista degli anni a venire. Mentre aspettiamo che si sveglino i next gen. Grandioso.
Matteo Berrettini voto 9 Non parliamo di miracolo. Non parliamo di exploit, come tanti ce ne sono stati nella storia del tennis per poi rimanere lettera morta.
La semifinale colta agli Us Open da Matteo Berrettini è “solo” la conseguenza delle sue enormi potenzialità. I suoi progressi, fisici, mentali, tecnici, tattici sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto di quelli che lo seguono da sempre.
E margini, di miglioramento, ne ha ancora tantissimi. L’Italia ha trovato finalmente un campione. E solo una serie di sfortunati eventi potrà negare a Matteo un futuro da top ten e vincitore di Slam. Promessa mantenuta.
Novak Djokovic senza voto Non sarebbe onesto giudicare il torneo del campione serbo senza mettere sul piatto della bilancia le precarie condizioni fisiche e l’infortunio alla spalla che l’ha costretto al ritiro negli ottavi di finale.
Partito come favorito numero uno del torneo è stato sconfitto dall’avversario più insidioso, inaspettato e meschino: il dolore fisico. Nemico senza il quale, probabilmente, staremo scrivendo di un altro torneo.
Indegno il pubblico che l’ha fischiato. Ingiudicabile. Roger Federer 6 Certo, c’è l’attenuante di essersi svegliato con il mal di schiena, ma la sua sconfitta ai quarti di finale contro Grigor Dimitrov grida vendetta.
Giocatore che mai l’aveva battuto prima di questo torneo e reduce da un annata disastrosa. “Ho sentito dolore per tutta la partita, sono deluso del risultato, con due giorni di riposo avrei potuto vincere il torneo”.
Capiteranno sempre più spesso, questi giorni. Ma quando hai 38 anni e sei già comunque la più grande leggenda di questo sport, hai davvero poco da rimpiangere. Peccato. Grigor Dimitrov 8 la sorpresa del torneo.
Alla sua terza semifinale in un torneo del Grande Slam, a quasi tre anni di distanza da quella agli Australian Open nel 2017. Reduce da una stagione a dir poco disastrosa, solo 12 vittorie all’attivo nel 2019, prima di presentarsi a New York.
Da numero 68 al mondo. Aiutato da un tabellone abbastanza fortunato e agevole, si è ritrovato nei quarti quale vittima designata di sua maestà Roger Federer. Contro il quale mai aveva vinto in precedenza. Complice la ritrovata ispirazione e gli acciacchi dello svizzero eccolo guadagnarsi la semifinale.
Per poi cedere a Medvedev senza colpo ferire. Difficile stabilire se si sia ritrovato. O se sia solo una rondine. Ritrovato? Next gen voto 5 Siamo alle solite. Tsitsipas ancora una volta fuori al primo turno, contro il pur ottimo Rublev ( voto 7), ma apparso ancora alle prese coi fantasmi del Roland Garros e la sconfitta con Wawrinka.
Zverev con l’oramai proverbiale fatica immane giunge agli ottavi per poi lasciarci le penne con Schartzman. Shapovalov avanti di un set e con la possibilità di servire per il secondo, lascia la strada a Monfils.
L’auspicio del tramonto dei Big 3 non basta più. Vista l’ascesa di Berrettini e Medvedev. Bocciati. Bianca Andreescu voto 10 e lode Che la diciannovenne canadese di origine rumena avesse le stigmate del fenomeno e fosse ben lungi dall’essere la classica meteora del circuito Wta, s’era intuito a Indian Wells.
Si aspettava (solo) la conferma e quale migliore dimostrazione, della finale dominata contro Serena Williams, con la messa in scena del suo gioco sorprendentemente completo, fatto di potenza, di grande tecnica e di un ottimo senso della posizione.
Imperturbabile al cospetto di un pubblico indecorosamente di parte, la vittoria agli Us Open, alla suo quarto Slam, sembra essere solo l’inizio di una fulgida carriera. Futuro. Serena Williams voto 8 Quarta finale consecutiva persa in maniera netta.
Arriva fino in fondo, nel deserto di un tabellone e di un circuito dove esser numero uno al mondo vuol dire poco o nulla (vedasi Osaka voto 4), ma come successo nelle tre precedenti occasioni, si lascia dominare in lungo e in largo.
L’agognato 24imo Slam rischia di trasformarsi in un ossessione irrealizzabile. Ha già vinto abbastanza per entrare nella leggenda. Continuare a mietere sconfitte indecorose non è di certo un bel modo di finire la carriera. Sconsolata.
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