US OPEN - Ekaterina Makarova manda ko Eugenie Bouchard, ora Vika Azarenka



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US OPEN - Ekaterina Makarova manda ko Eugenie Bouchard, ora Vika Azarenka
US OPEN - Ekaterina Makarova manda ko Eugenie Bouchard, ora Vika Azarenka

Ekaterina Makarova b. Eugenie Bouchard 7-6 6-4 Tennis – Era un ottavo di finale tutt’altro che scontato quello tra Eugenie Bouchard e Ekaterina Makarova. La prima, match leader negli Slam stagionali con due semifinali e una finale all’attivo e la seconda settimana raggiunta ancora una volta, non in perfetta forma come mostrato dagli ultimi due turni (e in generale da un post-Wimbledon a dir poco traumatico).

La seconda, sempre ostica e “ammazza-big” nei tornei che contano: prendendo in considerazione solamente gli ultimi due mesi, la russa ha fermato a Wimbledon la Radwanska e poche settimane più tardi la regina dei Championships a Montreal, Petra Kvitova.

Ci si mette anche un colpo di calore a complicare le cose alla bella canadese, quasi in lacrime a metà del secondo set al cambio campo. Nonostante ciò, Genie ci ha provato sino in fondo, sfruttando finché ha potuto le amnesie della Makarova, che probabilmente non si aspettava di aver strada libera tanto facilmente, ma nei momenti cruciali la differenza di lucidità tra le due ha giocato un ruolo fondamentale.

Il primo set è comunque in perenne rincorsa per la canadese, che si suicida tennisticamente parlando nel terzo gioco subendo il break a 0 con due doppi falli. La Makarova sembra ben centrata, sale sul 3-1 annullando due palle dell’immediata parità, e conduce la partita senza subire troppo da fondo.

Nel frattempo sale però anche la Bouchard con la battuta (vicina al 70% di punti vinti con la prima) e riesce a restare incollata all’avversaria sparando le ultime cartucce proprio nel momento più indicato.

Al servizio per chiudere i conti, la Makarova va però sotto 0-40, con un guizzo riesce a riportarsi in parità ma prima un doppio fallo, poi un errore col colpo bimane rimette tutto in discussione sul 5-5. Di li a pochi minuti, la battaglia sfocia al tiebreak, e Genie mantiene le tradizione negativa perdendo malamente il terzo consecutivo nel torneo (dopo quelli con Cirstea e Strycova).

Appena due punti vinti dalla nordamericana, che prova a scuotersi nel secondo parziale ma non riesce a strappare il servizio alla rivale nonostante tre opportunità (una nel terzo gioco, due nel quinto). E così, appena sedutasi al cambio campo, Genie affossa la testa nell’asciugamano e il medico arriva in campo in un batter d’occhio.

Qualcosa evidentemente non va, la canadese non riesce persino ad aprire la bottiglietta d’acqua. La causa sembra, come accennato prima, un colpo di calore: le viene misurata la pressione e strofinato il ghiaccio sul corpo ma la sosta per il MTO è troppo breve.

Tornata alla battuta sul 3-2 concede come prevedibile il break, ma Ekaterina sembra non approfittarne. Tanti, troppi banali errori con il dritto in uscita dal servizio e la Bouchard si ritrova incredibilmente in partita sul 4-4.

A questo punto la top10 spara le sue ultime cartucce tentando di accorciare ulteriormente gli scambi, ma dal 15-30 non porta a casa più un punto sino al 6-4 finale. Se sfuma un nuovo quarto in un Major per la canadese, la Makarova si riconferma a Flushing Meadows tornando tra le prime otto e confermando quantomeno il piazzamento della passata edizione.

Ora per lei una sfida tutto sommato aperta. Termina la favola di Aleksandra Krunic, al cospetto dell'ex numero 1 del mondo Victoria Azarenka: la bielorussa avanza ai quarti di finale, ma deve sudara e rimontare un set prima di avere ragione della qualificata serba, numero 145 del mondo, per 4-6 6-4 6-4.

Nel primo parziale, ben 15 errori gratuiti della Azarenka, con appena 3 vincenti: la Krunic ringrazia, e sotto di 2 break inizialmente, chiude per 6-4, mettendo in mostra il solito mix di grandi servizi, gioco solido da fondo e un ottimo tocco di palla.

Ma non è finita qui, perchè la 16esima giocatrice del seeding, finalista a Flushing Meadows nel 2012 e 2013, inizia a giocare di più dentro al campo, rimontando e chiudendo la questione in 2 ore e 19 minuti.

In caso di vittoria, la Krunic sarebbe stata la giocatrice ai quarti con il ranking più basso: termina tra gli applausi la sua favola newyorkese, ma non ci stupiremmo di sentire ancora parlarne.

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