Roland Garros - Eroico Giustino. Ok anche Sonego, Errani e Paolini. Fuori Fognini
by PERRI GIORGIO | LETTURE 2439
Da Kitbzuhel a Parigi con una certezza. Quella di non avere certezze. Eppure Fabio Fognini ci ha provato di nuovo. Ha provato, con tanta umiltà e tanta passione, a contenere i limiti (tecnici, mentali e soprattutto fisici) persino contro Mikhail Kukushkin.
Avversario che in condizioni di assolutà normalità avrebbe probabilmente gestito in maniera differenite. Ma tant'è: con i "se" e con i "ma" si va poco lontani. Il ligure è riuscito a tamponare una partenza brutale - in cui ha sfiorato il doppio break di svantaggio - non a centrare il palcoscenico tie break.
Ha disperatamente provato a cambiare progetto tattico, a mettere i piedi in campo, a limitare il numero complessivo degli errori non forzati. Di nuovo: non a sfruttare un break di vantaggio ai piedi del possibile 2-1. Il numero quattordici del seeding - che solo contro Philipp Kohlschreiber ad Amburgo era riuscito a sbloccare lo zero accanto alla riga dei successi post-lockwon - ha avvertito un piccolo problema alla gamba destra nel jeu decisif e non è più riuscito in alcun modo a rientrare.
Anzi. Nel corso del quarto set ha fatto sostanzialmente da spettatore non pagante. Alla soglia delle tre ore di gioco il kazako ha chiuso sul 7-5 3-6 7-6(1) 6-0. Quando fin troppo spesso ci crogioliamo nella retorica del "se lo merita" lo facciamo per un mero esercizio di stile.
Ecco, Lorenzo Giustino "se lo merita" per davvero. Aveva tentato di qualificarsi per un tabellone Slam in diciassette occasioni prima di riuscirci qui, a Parigi. Basti pensare che non aveva mai vinto neppure un match nel circuito maggiore.
Giustino, in una sfida spalmata su due giorni, non è riuscito a smuovere lo zero dalla casella dei game nella frazione inaugurale e ha accettato di buon grado persino lo stop causa-pioggia nel cuore del terzo set. Al rientro, in quello che si è trasformato poi nell'ottavo match più lungo della storia dell'Era Open (il secondo a Parigi) il tennista napoletano ha rifiutato in tutti i modi l'epilogo che prevedeva la sconfitta.
Il quinto, conseguenza praticamente logica, nonostante qualità e intensità abbiano percorso strade completamente differenti nella stragrande maggioranza dei casi, ha seguito costantemente le emozioni. Una volta tanto non un male.
Giustino, che tra le altre cose ha avuto un match point nel sedicesimo game, si è ritrovato a rispondere per rimanere nel match sul 15-14 e sul 16-15. La differenza? Le due palle break che ha offerto sul 16-16 le ha annullate e con la battuta a disposizione sul 17-16 non ha tremato.
Dopo sei ore e cinque minuti, con il tabellone fisso sullo 0-6 7-6(7) 7-6(3) 2-6 18-16, il rosso del Campo 14 che ha assaggiato con la schiena è sembrato per un attimo un oceano. Emilio Gomez, figlio del leggendario Andres, ha costretto Lorenzo Sonego agli straordinari.
Il torinese ha giocato bene i "centrali" e il "finale" ma ha lasciato per strada due tie break. Poco male. Contava vincere e lo ha fatto: il 6-7(6) 6-3 6-1 6-7(4) 6-3 finale è in qualche modo emblemtico. Non va invece oltre il primo turno l'avventura di Salvatore Caruso sul rosso di Parigi.
A spuntarla è Guido Pella, bravo a recuperare in due occasioni un break di svantaggio nel quarto, con un faticosissimo 7-6(6) 6-7(4) 7-5 6-4.
In tre al secondo turno per la prima volta dal 2016
L'Italia porta tre giocatrici al secondo turno di uno Slam per la prima volta dal 2016.
Sara Errani, che a Wimbledon aveva trovato la compagnia di Roberta Vinci e Francesca Schiavone, questa volta potrà contare su Martina Trevisan - reduce dalla vittoria nel "derby" con Camila Giorgi - e Jasmine Paolini.
"Sarita" - che il taglio del primo turno a Parigi non lo superava dal 2017 - per abbattere la resistenza di Monica Puig (reduce da un'operazione al gomito e ancora lontana dalla condizione ideale) ha avuto bisogno di appena cinquantatré minuti.
I "perché" e i "come" del 6-2 6-1 si possono sintetizzare facilmente. La tennista azzurra ha vinto il 77% dei punti con la prima palla, Puig ha chiuso con più errori non forzati (trentaquattro) che punti totali (ventinove).
Al quarto tentativo utile, il secondo a Parigi, Paolini smuove invece lo zero accanto alla riga dei successi Slam. Il 6-3 6-4 ai danni di Aliona Bolsova è sostanzialmente condito da una brutta partenza. Nel secondo set, manco a dirlo, la numero due azzurra vince dodici dei primi tredici punti a disposizione e si lancia sul 4-0 senza particolari difficoltà.
Il mini-tentativo di rimonta della tennista russa si rivela sostanzialmente inutile. Ecco: per rimanere nel ramo del "proibitivo" Karolina Pliskova potrebbe rappresentare un problema non indifferente al secondo turno. Photo Credit: Getty Images
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