Roland Garros: Travaglia e Caruso ce la fanno! Ok Paolini e Gatto Monticone
by RICCARDO BISTI | LETTURE 1993
Missione compiuta! Per la sesta volta in carriera, Stefano Travaglia ha superato le qualificazioni in un torneo del Grande Slam. Facendo valere la sua classifica, l'ascolano non ha avuto grossi problemi nel passare i tre turni che gli hanno dato accesso, per la prima volta, al main draw del Roland Garros.
Ce l'aveva fatta già due volte a Wimbledon, due a New York e una Melbourne. Quella di Parigi è la sua terza qualificazione consecutiva, segno che il livello non gli manca. Travaglia ha il tennis per entrare (e rimanere) tra i top-100, ma troppo spesso gli manca continuità.
La sta trovando da quando è entrato nel team di Marco Cecchinato, con Simone Vagnozzi e Uros Vico. Quest'ultimo è il suo attuale coach e lo sta accompagnando a Parigi, laddove soltanto un anno fa Cecchinato raggiungeva un'indimenticabile semifinale.
Travaglia partiva favorito contro Steve Darcis, avversario di qualità ed esperienza, la cui carriera è però giunta agli sgoccioli. Lo scorso anno si era fermato per un grave infortunio al gomito e aveva intrapreso la via del coaching, ma nel 2019 ha voluto darsi un'altra occasione: sta giocando benino, ma non benissimo.
Tre mesi fa aveva battuto Travaglia nelle semifinali di Cherbourg, ma sulla terra è un altra cosa. Con il suo tennis di pressione, molto intenso, l'italiano è sempre stato avanti. Ha servito per il primo set sul 5-4, si è trovato a giocare il tie-break ma lo ha portato a casa.
Anche nel secondo si è fatto riprendere da 3-1 a 3-3, ma si è aggiudicato gli ultimi tre game e, da ragazzo emotivo quale è, ha potuto alzare le braccia al cielo. In chiusura di giornata, ha potuto festeggiare anche Salvatore Caruso.
Il simpatico siciliano ha superato in rimonta Dustin Brown ed è un successo che vale, non solo per l'importanza ma per il modo in cui è maturato. Sotto di un set e di un break (6-4 4-3 e servizio, contro un avversario contro cui aveva sempre perso), Caruso ha avuto il coraggio e la grinta di non mollare ed è stato premiato.
Vinto il secondo set, non si è distratto quando Brown ha chiesto l'intervento del fisioterapista per un problema alla schiena e ha giocato un terzo set impeccabile, aspettando l'occasione buona. Il break è arrivato all'ottavo game e "Sabbo" si è imposto 4-6 6-4 6-3, festeggiando la seconda qualificazione in carriera dopo quella colta all'Australian Open 2018.
Un risultato importante e meritato, che ripaga del duro lavoro fatto con coach Paolo Cannova. In tabellone, dunque, ci saranno otto italiani. Capitolo donne: con la sola Camila Giorgi ammessa di diritto, peraltro alle prese con un fastidioso infortunio al polso, sarebbe importante aumentare il numero di presenze azzurre in un torneo che ci ha visto per tre volte di fila in finale, dal 2010 al 2012.
Ci stanno provando Jasmine Paolini e Giulia Gatto Monticone, entrambe a caccia del primo piazzamento nel tabellone principale di uno Slam. La giornata è iniziata nel migliore dei modi, grazie all'ottimo successo della Paolini contro la coetanea Rebecca Sramkova.
Quest'ultima è una giocatrice dal grande potenziale, espresso per la prima volta durante un match di Fed Cup contro l'Italia, in cui batté Schiavone ed Errani. Problemi fisici e una scarsa continuità le hanno impedito di mostrarlo: per fortuna della Paolini, la sua autonomia è durata appena un set.
L'azzurra si è imposta 7-5 6-0, e il tabellone principale si trova a un passo. Per assicurarsi i 46.000 euro del primo turno, dovrà battere la statunitense Allie Kiick, numero 151 WTA, emersa da uno spicchio di tabellone non semplice.
Le vittorie contro Oceane Dodin e Whitney Osuigwe (quest'ultima in rimonta) fanno pensare che sia in buona forma. La 24enne della Florida è nota per aver avuto mille sfortune: si è operata per quattro volte alle ginocchia (due al destro, due al sinistro), ha avuto la mononucleosi e – nel 2015 – un melanoma sembrava poter decretare la fine della sua carriera.
È tornata dopo 693 giorni di inattività e va a caccia della seconda apparizione in carriera in uno Slam. Grande gioia per Giulia Gatto Monticone: la piemontese ha vinto una bella partita contro l'americana (dalle chiare origini italiane) Francesca Di Lorenzo, durata quasi tre ore.
Una lotta infinita, chiusa col punteggio di 6-7 6-3 6-3. La Di Lorenzo è una peperina, non ha un gran fisico ma gioca con grande grinta, cercando di superare i propri limiti. L'azzurra ha gestito bene la situazione, sapeva di avere una maggiore cilindrata e non si è arresa dopo aver perso il primo set.
Dal 3-3 nel secondo, ha raccolto cinque giochi di fila che sono poi risultati decisivi. Bravissima. Dopo il matchpoint era stremata ma felice, e ha esaudito la richiesta di un piccolo tifoso che le aveva domandato di recuperare una pallina.
Per acciuffare il main draw, dovrà battere la giovanissima ucraina (classe 2000) Katarina Zavatska. Dopo aver battuto due avversare meglio piazzate di lei, adesso ha davvero una grande occasione. Purtroppo, dovrà ancora aspettare di giocare il suo primo main draw Martina Trevisan.
La toscana ha giocato una delle partite più emozionanti di questi giorni, ma si è arresa per un soffio a Timea Babos. L'ungherese è una delle migliori doppiste del tour, ma in singolare ha un po' perso il treno delle migliori.
Per la Trevisan era una buona occasione, e in effetti è arrivata a un passo dall'impresa. Perso il primo set, ha preso a macinare tennis con la sua fiondata di dritto: dominato il secondo, si è portata sul 2-0 e poi sul 4-2 nel terzo.
Giocava meglio, sembrava avere più soluzioni dell'ungherese, ma la Babos ha fatto valere la sua esperienza, la sua abitudine a giocare un certo tipo di partite. Sono entrambe del 1993, ma Timea ha decisamente più esperienza.
Ha vinto un delicato game che l'ha portata sul 3-4, poi il match è entrato in bagarre. Nel momento cruciale, la Babos si è aggiudicata i punti più importanti.