Arnaldi: “Ammiro Novak Djokovic, ma vorrei la visione di gioco di Roger Federer”



by GIUSEPPE MIGLIACCIO

Arnaldi: “Ammiro Novak Djokovic, ma vorrei la visione di gioco di Roger Federer”
Arnaldi: “Ammiro Novak Djokovic, ma vorrei la visione di gioco di Roger Federer”

Sognare non è mai costato nulla e, pertanto, Matteo Arnaldi prende alla lettera questo mantra di vita per raggiungere bei traguardi in carriera. Il 22enne di Sanremo, grazie ai punti conquistati nella vittoria del suo terzo Challenger della carriera in quel di Murcia, vede la Top-100 a un passo ormai (attualmente è il numero 105 del mondo), primo grande obiettivo professionale, e ora volge lo sguardo all’Atp 500 di Barcellona, dove esordirà contro Jaume Munar dopo aver superato due partite di qualificazione.

Con lo sguardo, però, al tabellone principale del Roland Garros: “Sono andato a Murcia per vincere e fare punti importanti per entrare nel tabellone principale al Roland Garros”, ha dichiarato Arnaldi a La Gazzetta dello Sport.

Per avere successo, talvolta è importante ispirarsi a dei modelli e anche Matteo Arnaldi ne ha uno, al quale viene anche accostato anche se con le molle: “Con la dovute proporzioni, mi dicono che somiglio un po’ a Djokovic, perché per caratteristiche sono un contrattaccante da fondo.

Lo ammiro, ma se dovessi rubare qualcosa a un big del presente o del passato, vorrei avere la visione di gioco di Federer” .

Arnaldi: “Sogno uno Slam, ma da italiano Roma nel cuore”

Con la mente ai grandi palcoscenici internazionali, ma con l’anima alle radici.

Questo è il sentimento che alberga in Matteo Arnaldi, il quale in una recente intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport ha parlato delle proprie aspirazioni di carriera e non solo. “Tutti sognano di vincere uno Slam, ma quella è una dimensione davvero stratosferica.

Da italiano il torneo del cuore è Roma, l’emozione più grande finora l’ho provata quando ho giocato al Foro. Ma ci metto anche Montecarlo, sarà perché vivo lì vicino” . Arnaldi che, se da un lato nel circuito Challenger è ormai un nome affermato, a livello più alto fatica a trovare la sua dimensione: “C’è ancora parecchia strada da fare.

Nei Challenger ho già dimostrato abbastanza, nei tornei Atp principali finora le cose non sono andate come speravo. A Doha e Dubai stavo male, ho giocato con la febbre. E a volte ho semplicemente trovato di fronte avversari forti, come Kokkinakis nelle qualificazioni a Indian Wells” .

Una parentesi, infine, sul concittadino Fabio Fognini, con il quale ha intrapreso un altro tipo di percorso: “Fabio mi ha voluto nella sua agenzia di management, negli ultimi sei mesi il nostro rapporto s’è intensificato.

Ho buoni rapporti anche con gli altri italiani, comunque, siamo tutti amici. L’amico del cuore è Francesco Passaro, siamo cresciuti insieme” . Photo Credits: Reuters

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