L’emozione di Berrettini nel ‘convivere’ con Federer, Nadal e Djokovic



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L’emozione di Berrettini nel ‘convivere’ con Federer, Nadal e Djokovic

A breve scoccheranno i due mesi di totale inattività per Matteo Berrettini. L’ultima apparizione del romano su un campo da tennis è datata 16 marzo, giorno in cui perse da Miomir Kecmanovic nel terzo turno di Indian Wells.

Qualche giorno dopo, il forfait dal Masters 1000 di Miami e poi l’intervento a sorpresa subito il 29 marzo.

Il numero 1 italiano è stato costretto a saltare con sofferenza diversi tornei e in particolare tutti i Masters 1000 sulla terra rossa, specie gli Internazionali BNL d’Italia di scena nella sua amata Roma.

La mano dell'azzurro migliora, ma il sospetto è che possa saltare anche il Roland Garros, come da lui stesso rivelato all'ANSA. Intanto, Berrettini ha concesso una lunga intervista a tutto tondo al Corriere della Sera, nella quale ha parlato, tra le altre cose, della convivenza nel circuito con i tre ‘mostri sacri’ Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic.

Senza dimenticarsi, però, delle nuove stelle del tennis mondiale Carlos Alcaraz e Jannik Sinner.

Berrettini: “Prima i Big Three solo in Tv. Mi sento fortunato”

“Mi sento fortunato a farne parte” , ha esordito il numero 8 del mondo.

“Vent’anni di dominio di Djokovic, Federer e Nadal significa saper gestire la tensione, amministrare il talento, affrontare avversari di varia età, io tra essi. Prima li ho vissuti da tifoso, alla tv; adesso li sfido in campo.

L’ultima finale di Wimbledon l’ho persa con Djokovic, l’ultima semifinale Slam con Nadal. Confrontarsi con questi nomi, nel 2022, è ancora la sfida più alta che ci sia nel tennis. I top-10 hanno forse qualcosina in più, ma il livello medio del gioco è molto cresciuto: nessuna partita è decisa prima e nessun risultato è scontato.

E i giovani non stanno a guardare: Alcaraz, Sinner, stanno arrivando forte, bisognerà fare sempre di più per batterli. Ma mi reputo fortunato: sto vivendo una delle ere migliori del tennis e me la porterò dentro per sempre” .

Alcaraz