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Sono diventati 24 i titoli Slam vinti da Novak Djokovic. Nessuno nella storia del tennis maschile e solo una persona come lui in questo sport, ovvero Margaret Court. Il tennista serbo continua a scrivere la storia, a infrangere record, impossessarsi di primati.
Il segreto del suo successo va pescato, però, nel passato, da quando ha iniziato a calcare i palcoscenici importanti di questo sport. A raccontare il giovane e attuale Novak Djokovic c’è Riccardo Piatti.
L’ex coach di Jannik Sinner ha raccontato degli Us Open nel 2005, il primo Slam giocato dall’attuale numero uno del mondo. Suo accompagnatore, l’ex allenatore dello stesso serbo ha spiegato cosa ha vinto in lui in quella partita giocata contro Gael Monfils: una caratteristica che l’avrebbe portato a essere una leggenda del tennis.
“Nole al quarto set era completamente morto. Non riusciva a respirare per via del caldo e infatti lo perse. Qualunque altro giocatore avrebbe perso facilmente anche il quinto ma lui no. Tornò in campo lottando allo stremo e conquistò il set”, ha esordito Piatti in un’intervista rilasciata a gazzetta.it.
L'obiettivo per il 2024
Cose che ha rivisto anche nella finale giocata contro Daniil Medvedev agli Us Open. “Djokovic era morto, ma è resuscitato di nuovo. Lui conosce la stanchezza, e non ha paura di affrontarla.
Conosce il suo corpo, sa come portarlo al limite e sfruttare ogni energia fisica e nervosa. Non per niente è diventato il più grande”, ha continuato il coach. Il traguardo 24 Slam è stato raggiunto, ma manca ancora quello tanto ricercato: il Grande Slam.
Secondo Riccardo Piatti, il tennista di Belgrado ci riproverà ancora l’anno prossimo: pochi sono gli avversari che potrebbero fermarlo. “Se è sano credo che potrà provarci ancora. Non penso che Rafa sarà così competitivo a livello Slam.
Alcaraz è fortissimo ma è ancora nel processo di maturazione”, ha concluso l’ex coach di Jannik Sinner e Maria Sharapova nell’intervista rilasciata.
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