'Aspettavo pane e latte alle 5': ecco com'è nato il mito Novak Djokovic
by SIMONE BRUGNOLI | LETTURE 2825
Novak Djokovic ha ottenuto il suo decimo titolo agli Australian Open domenica e ha ribadito di essere ancora il più forte di tutti. Il fuoriclasse serbo non ha lasciato scampo a Stefanos Tsitsipas in finale, rispettando i pronostici della vigilia e tornando in vetta al ranking mondiale.
Dopo una prima settimana ricca di apprensione a causa delle condizioni del suo ginocchio sinistro, Nole ha alzato in maniera esponenziale il proprio livello dagli ottavi in poi. Il 35enne di Belgrado ha messo in bacheca il suo 22° Slam, che gli consente di agganciare il suo eterno rivale Rafael Nadal in testa alla classifica all-time e di staccare definitivamente Roger Federer.
Il duello tra Novak e Rafa si ripeterà al Roland Garros, dove lo spagnolo andrà a caccia del suo 15° sigillo. In una lunga conversazione con l’ex giocatore Somdev Devvarman per ‘Sony Sports Network’, Djokovic ha spiegato come le difficoltà che ha incontrato da bambino abbiano plasmato la sua carriera.
Durante la cerimonia di premiazione, Novak ha invitato i bambini di tutto il mondo ad inseguire sempre i loro sogni.
Le origini di Nole
“Sono cresciuto nella Serbia degli anni ’90, dilaniata dalle guerre e dai conflitti interni.
Per quattro anni, a nessun atleta serbo è stato permesso di uscire dal Paese per disputare competizioni internazionali. Ricordo che facevo la fila per ricevere pane e latte ogni singolo giorno alle 5 del mattino insieme ad altre centinaia di persone.
Era così che ci guadagnavamo il cibo da mettere a tavola per la nostra famiglia. So come ci si sente in determinate situazioni. Sono orgoglioso di ciò che ho realizzato e non smetterò mai di ringraziare Dio per tutto quello che mi ha dato” – ha affermato Djokovic.
Nole non si tira mai indietro quando si tratta di aiutare gli altri: “Ho sempre avuto la consapevolezza che ci sono tante persone in tutto il mondo che sono meno fortunate di me. Cerco di aiutare la gente in qualsiasi modo. So che non è abbastanza, ma faccio del mio meglio”. Photo credit: Getty Images