La stagione fin qui di Novak Djokovic ha rasentato quasi la perfezione. Il fuoriclasse serbo ha portato a casa tre dei quattro slam messi in palio quest’anno, sfiorando l’impresa di fare en plein. Il 24 volte campione slam, che ha mancato solo l’appuntamento a Wimbledon, ha riconquistato anche la prima posizione mondiale, a discapito di Carlos Alcaraz.
La leadership ormai conclamata del tennista di Belgrado, è stata consolidata soprattutto negli ultimi 5 anni, data dalla quale ha vinto la bellezza di 12 major. La sua tenacia e forza mentale non sono mai state in discussione, ma anche ‘Nole’ ha vissuto momenti difficili, nei quali ha pensato di non potercela fare.
A confermarlo è stata sua moglie Jelena, che in una recente chiacchierata su TikTok con il giornalista americano Graham Bensinger, ha raccontato di come il marito abbia quasi abbandonato la sua carriera dopo una cocente sconfitta contro Benoît Paire al secondo turno del Masters 1000 di Miami nel 2018.
Il racconto di Jelena Djokovic
Quell’anno Djokovic si sottopose ad un piccolo intervento al gomito, che gli faceva male da due anni. A marzo interruppe la collaborazione con Andrè Agassi, a causa di differenze di vedute su come trattare l'infortunio.
Il rientro nelle competizioni non fu facilissimo. Il campione balcanico in due sconfitte nei primi turni a Indian Wells e Miami. Una proprio contro il tennista francese, che innescò nella sua testa tanti dubbi: "Dopo quella partita, voleva smettere.
Ha riunito tutti i membri della sua squadra e ha detto loro: 'Sapete una cosa: ho finito, smetto'. Abbiamo pianto e gli abbiamo detto che non poteva farlo, che non era il momento giusto. Non voleva giocare a tennis e non voleva nemmeno vedere una palla passare davanti a lui.
Non voleva saperne nulla. Ma io amo il tennis e porto i bambini al campo ogni giorno. Il terzo giorno è arrivato Novak. Vide che ci stavamo divertendo e che non era un allenamento come quello a cui era abituato da anni. Novak mi chiese se poteva giocare e prendere una racchetta, ma io rifiutai.
Iniziai a prenderlo in giro e gli dissi che si era arreso. Che toccava a noi giocare a tennis. Alla fine ha servito e ha detto che si sentiva bene, poi è tornato ogni giorno per chiamare finalmente il suo allenatore Marian Vajda e chiedergli di riprendere gli allenamenti", ha concluso.