Andrey Rublev non fa complimenti a se stesso. Non l’hai mai fatto e non lo fa neanche quando si racconta ai microfoni dell’Atp Tour, durante gli Us Open. “Ho questo problema”, ha detto il numero due russo, sorridendo.
“Non lo so. Forse qualche complesso, non so perché”, ha proseguito il tennista della top 10 sul proprio carattere. Una caratteristica che non ha sempre descritto il natio di Mosca, ma che ha sviluppato con gli anni. “Quando ero più giovane penso di essere stato il contrario.
Un po’ troppo arrogante quando ero molto giovane, e poi ho capito quanto fosse stupido”, ha spiegato Andrey Rublev. “Quando ero bambino giocavo molto bene e vincevo molti tornei. Pensavo forse che fossi forte o qualcosa del genere o che sarebbe stato così per tutta la vita.
Non lo so, un tipico ragazzino con poco cervello e poi successivamente ho capito che ero semplicemente stupido e basta. Poi mi sono rivelato completamente l’opposto”, ha concluso l’attuale numero otto del mondo.
Il ritorno agli Us Open
Per Andrey Rublev, gli Us Open sono una tappa importante perché è lì che ha urlato al mondo che sarebbe stato, nel futuro prossimo, un protagonista del circuito maschile. Quando, a 19 anni, ha raggiunto i quarti di finale nel torneo Slam statunitense.
“Ricordo che fu un miracolo, venuto dal nulla. Nessuno se lo aspettava ed è stato ovviamente come un miracolo perché dal punto di vista del gioco, dal punto di vista fisico, non ero pronto. Ho avuto la fortuna di giocare quel giorno un ottimo tennis.
Ho capito che era un miracolo perché ovviamente ho battuto giocatori come Grigor, Goffin, due top 10”, ha detto ancora Rublev. Sull’obiettivo futuro, invece, le idee sono molto chiare: scoprire il suo potenziale.
“Questo è quello che cerco. Per il momento non lo so. Sento che in ogni cosa c'è ancora un enorme margine di miglioramento e questo è tutto. Voglio solo vedere qual è il limite”, ha concluso il russo.