Daria Kasatkina è la russa che ha condannato la guerra in Ucraina e si è schierato contro il suo Paese. Daria Kasatkina è anche una tennista, una giocatrice che balla tra la top 10 e la top 20 e sui grandi palcoscenici si è sempre imposta.
Da quando, però, la Russia di Putin ha invaso il paese ucraino e da quando lei si è dichiarata parte del mondo LGBTQ+, condannato dalle leggi russe, lei è la sportiva che con coraggio si è espressa contro il governo di Putin.
Presente a Palermo per il torneo WTA 250, la numero 11 del mondo è stata intervistata da La Gazzetta dello Sport, dove ha parlato proprio di questa sua presa di posizione, non comune a tutti i suoi colleghi e connazionali.
“Ho solo fatto le mie scelte. Volevo guardarmi allo specchio e non vergognarmi di me stessa. Ora pago le conseguenza di questa mia decisione, è una cosa che gli adulti devono affrontare”, dice la 26enne di Togliatty, che poi parla anche delle scelte degli altri: “Non sono nella posizione di giudicare.
C’è chi ha famiglia lì e ha deciso di non pagare le stesse conseguenze che sto pagando io”.
La questione della stretta di mano
Nel circuito, specialmente quello femminile, è diventata oramai consuetudine che tenniste ucraine non stringano la mano quando dall’altra parte della rete c’è una russa o una bielorussa.
È capitato anche a Kasatkina, quando non ha stretto la mano a Svitolina a Parigi. Ha solo alzato il dito verso la sua avversaria ucraina, che ha ringraziato per il gesto. È diventata una regola non scritta, sebbene il pubblico presente sugli spalti dei tornei del tennis sembrano non l’abbia ancora capito.
“La scelta delle ucraine? È la loro posizione e posso capirla. Ciò che non è bello è che poi il pubblico fischi te”, ha spiegato Daria Kasatkina nell’intervista. Photo credits: Getty Images