Kalinina su Kudurmetova: “Niente stretta di mano perché il suo paese attacca il mio”



by GIUSEPPE MIGLIACCIO

Kalinina su Kudurmetova: “Niente stretta di mano perché il suo paese attacca il mio”
Kalinina su Kudurmetova: “Niente stretta di mano perché il suo paese attacca il mio”

È stata scritta una nuova pagina di storia nel tennis femminile nella giornata di ieri. Anhelina Kalinina è diventata la prima giocatrice con un ranking così basso - è al numero 47 - a raggiungere la finale degli Internazionali BNL d’Italia, oltre ad aver raggiunto la sua prima finale 1000 della carriera.

L’aria di Roma e l’affetto del pubblico hanno impressionato positivamente l’ucraina, la quale si è resa però protagonista anche di un episodio poco piacevole che l’ha vista coinvolta insieme con la sua avversaria in semifinale, la russa Veronika Kudermetova.

Al termine della partita, infatti, le due si sono rifiutate di stringersi la mano e il motivo, dal punto di vista di Kalinina, è estremamente chiaro: “Non ci siamo strette la mano perché la ragazza viene dalla Russia.

Non è un segreto il motivo per cui non le ho dato la mano. Il suo paese attacca l'Ucraina. Questo è sport, lo capisco, ma non possiamo astrarci dai temi politici. Non ho niente di personale” .

Kalinina e il dramma della guerra

Al di là di ogni vicenda di campo, che può nascere e morire lì (in teoria), c’è da mostrare piena solidarietà ad Anhelina Kalinina e a chi, come lei, sta subendo il dramma del conflitto russo-ucraino, anche se non proprio direttamente.

A poche ore di distanza dalla finale degli Internazionali d’Italia (Kalinina affronterà la kazaka Elena Rybakina), la tennista ucraina ha infatti raccontato gli orrori della guerra nel suo paese natale, Nova Kachovka, dilaniata dai bombardamenti.

“Tutta la mia famiglia attualmente è a Kiev. Qualche giorno fa, dove lavorano mia madre e mio padre, sono allenatori di tennis, è caduta una bomba enorme dopo che mesi fa hanno bombardato la nostra casa.

Vicino alla loro accademia. Non ho più legami con Nova Kakhovka perché tutti loro sono a Kiev. Sono felice perché è assolutamente impossibile vivere a Nova, ci sono soldati ovunque, anche vicino a casa dei miei nonni.

Sono persone molto anziane. Quindi per loro è stato molto difficile prendere la decisione di trasferirsi. Li abbiamo spinti io e i miei genitori. Non è una vita normale. Una bomba ha mancato di poco la loro casa, quando hanno realizzato quanto fosse pericoloso vivere lì si sono convinti” .

Kalinina che, nonostante tutto, ha trovato una sorta di riscatto in quel di Roma, spinta enormemente dal sostegno del pubblico italiano: “Il pubblico mi ha supportato tutta la settimana. Anzi due settimane. Sembra di giocare in casa, non ho mai vissuto qualcosa del genere.

Mi danno tantissima energia. Dal profondo del mio cuore voglio ringraziare ogni persona che è stata allo stadio dalla prima partita” . Photo Credits: Getty Images