Per circa un’ora, tutto il mondo tennistico ha pensato che Jenson Brooksby potesse compiere l’impresa più inaspettata di questi Us Open ed eliminare il numero uno al mondo Novak Djokovic agli ottavi di finale, interrompendo anzitempo il sogno del serbo di raggiungere il traguardo storico del calendar Grande Slam.
Un’ora di tennis spaziale che ha tenuto tutti incollati allo schermo, un’ora in cui il giovane americano ha giocato meglio di Nole, tanto da rifilargli un netto 6-1 nel primo parziale della partita. Poi, però, in un match che ha seguito un andamento simile a quello di ottavi di finale a Parigi contro il nostro Lorenzo Musetti, Djokovic ha alzato l’asticella chiudendo la pratica in 4 set e portandosi a 3 vittorie dalla storia, con Matteo Berrettini spettatore interessato già qualificato ai quarti di finale.
Una prestazione di un livello così alto riconosciuto da Djokovic stesso, sorpreso anche lui dalla prestazione di Brooksby che, invece, nel post gara ha spiegato di come si sentisse sicuro di sé e soprattutto di come sentisse che la possibilità di battere il numero uno al mondo, per lui, si facesse sempre più concreta.
Le dichiarazioni di Brooksby
“Penso di aver iniziato bene, oggi. Sono uscito credendoci fin dall'inizio. Ne sono uscito forte e con la giusta strategia. È difficile vedere come tutto sia svanito dopo il secondo set.
Tutto il merito a lui per come ha alzato il livello da lì in poi – ha detto Brooksby - Penso che non ci sia niente di più eccitante nel mondo dello sport di un'atmosfera come quella di stasera. Lo stand era pieno e dava il suo tutto.
È stato davvero emozionante. Mi è piaciuto molto e spero di poterlo fare più volte in futuro. Il pubblico mi ha aiutato a concentrarmi e a godermi ogni momento”. A condizionare la seconda parte di gara, probabilmente, ci hanno pensato anche alcuni problemini fisici che l’americano si portava dietro in questa settimana: “È qualcosa che ho trascinato dal secondo e terzo giorno.
Anche con il giorno libero, - ha spiegato Brooksby - la mia anca sinistra mi dava fastidio. Non è una scusa, ma ha finito per colpire anche la mia gamba. Ha iniziato a costarmi spostarmi sul campo. Questo fa parte dello sport.
Ho fatto tutto quello che potevo. Non rimpiango nulla. Se non l'avessi avuto, penso che mi sarei avvicinato a lui e avrei giocato come nel primo set”. “Sapevo che iniziare bene era importante. Imporre la mia mentalità e la mia strategia fin dall'inizio.
È speciale. Poi, quelle cose sono apprezzate e alla fine e ti godi il percorso fatto. Sono situazioni che si sognano fin dall'infanzia, guardandolo in televisione e, improvvisamente, lo si sta vivendo di persona. È qualcosa che apprezzo molto e sono grato di essere qui ora”. Photo Credit: Getty Images.