La doppista Webley-Smith: "Un insegnamento importante emerge dal WTA di Palermo"



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La doppista Webley-Smith: "Un insegnamento importante emerge dal WTA di Palermo"

Con il trionfo di Fiona Ferro al WTA Ladies Open di Palermo, si è concluso il primo evento tennistico ufficiale del post lockdown. Più di quanto successo in campo, tuttavia, sono le dinamiche fuori dal campo ad aver sollevato un’ondata di polemiche: il primo a puntare il dito contro la presunta “bolla” è stato Richard Gasquet, che ha definito scandaloso il fatto che le giocatrici potessero condividere l’albergo che le ospitava con dei turisti.

A finire nell’occhio del ciclone è stata poi Donna Vekic, fotografata dai media mentre si godeva una passeggiata nel centro del capoluogo siciliano. Un evento che ha dimostrato, una volta di più, quanto i comportamenti individuali, aldilà della completezza e della lungimiranza dei protocolli, abbiano un impatto decisivo in una situazione tanto delicata.

In un’intervista concessa a Tennis365, la doppista britannica Emily Webley-Smith ha affrontato la spinosa questione raccontando l’esperienza vissuta in prima persona nella settimana palermitana.

Le parole di Webley-Smith sulla settimana palermitana

“Le regole sono abbastanza rigide, la loro osservanza è caldamente raccomandata, ma alla fine tutto dipende dall'interpretazione personale” ha dichiarato la tennista britannica.

“Essendo il tennis uno sport così globale, finisci col fidarti dei giocatori, del loro passato, della loro istruzione, della loro situazione finanziaria e della loro esperienze con il COVID-19, perchè ognuno proviene da una parte del mondo diversa”.

“Ci sono e ci saranno molte variabili indipendenti che non possono essere controllate” ha proseguito Emily. “Penso che, d'ora in poi, i tornei impareranno una cosa importante, ovvero che l'interpretazione personale di un giocatore può differire molto da quella di un altro.

È importante che i giocatori abbiano un obbligo morale nei confronti dei tornei in cui gareggiano, che rispettino le persone che li circondano. Tutti i tennisti devono profondere uno sforzo maggiore affinché il tennis possa tornare come prima”.

Malgrado le difficoltà insite in questo contesto, Webley-Smith è felice di essere tornata in campo. “Meglio comunque così piuttosto che non poter competere” ha infatti sottolineato la britannica.

“È molto diverso da prima, ma è stato bello tornare in campo. La cosa più strana, per me, è stare così lontano dall'arbitro nel sorteggio iniziale. Ci sono anche meno persone che ti guardano, e poi non c’è più la stretta di mano al giudice di sedia a fine partita, una cosa che si avverte sempre come naturale.

Inoltre, indossare la mascherina appena finisci il game è molto scomodo, specie quando fa così caldo, però si fa”. Photo Credit: Getty Images