In una lettera aperta pubblicata da “A voz do tenis”, il tennista brasiliano Thomaz Bellucci ha rivelato tanti aspetti di sè e del proprio vissuto. “Mi sono sempre preoccupato molto di ciò che gli altri pensavano di me, forse troppo” ha esordito l’attuale numero 289 del mondo.
“Essere un tennista significa essere giudicato di continuo, a seconda dei risultati. In uno sport che massimizza tutto nella tua vita, tutta la tua vita ti accompagna in campo. La cosa più semplice è giocare a tennis, arrivare e allenarsi; la cosa difficile è occuparsi di tutto il resto”.
Il brasiliano deve convivere con un’immagine pubblica che non corrisponde alla sua vera personalità. “Una delle cose di cui sono più orgoglioso è che sono sempre stata una persona razionale, non mi sono mai lasciato trasportare dalle vittorie, sono sempre stato me stesso fin dall'inizio.
Oggi sono ancora quella stessa persona. Tuttavia, quando ero più giovane non sapevo esprimermi, comunicavo male con i tifosi, con le persone, e davo per questo una brutta immagine di me, un'immagine distorta come persona, non tanto come giocatore.
Ciò ha generato malintesi, e quindi ora mi ritrovo con un'immagine che non è quella che vorrei”. Bellucci ha poi affrontato il tema del rapporto con la sua famiglia. “Pochi lo sanno, ma all'inizio ho avuto un rapporto difficile con il tennis e la mia famiglia.
I miei genitori mi hanno fatto conoscere questo sport e questo è senz’altro un merito, visto che poi mi sono costruito una carriera, ma penso che il mio rapporto con il tennis avrebbe potuto essere più leggero.
Mio padre mi ha sempre chiesto molto in termini di risultati e disciplina; io ho vissuto un conflitto interiore, volevo giocare solo per dimostrargli che sarei stato un buon giocatore. È così che ho finito per perdere delle tappe della mia infanzia che non sarebbero più tornate”.
Poi, nel gennaio del 2008, è arrivata la squalifica di cinque mesi per doping. “Per quanto abbia vissuto dei momenti difficili nel corso della mia carriera, non ho mai pensato di smettere o arrendermi. Non ho mai dubitato del fatto che volevo continuare a essere un tennista e continuare a viaggiare, mi è sempre piaciuta la competizione.
La sospensione per doping ha rappresentato il momento più difficile della mia carriera. Ho perso il ritmo e sono dovuto ripartire da zero. Il problema principale è stato a livello emotivo, per come le persone avrebbero accolto la notizia, e questo ha pesato molto di più dei punti persi in classifica o dei tornei saltati.
Quando commetti degli errori non ti preoccupi più di tanto, perché li hai commessi e le conseguenze te le aspetti. Il problema è che qui non avevo fatto nulla di male e ho dovuto scontare una pena che non mi spettava”.
Nonostante tutti questi problemi, il tennis resta la vera passione per l’ex numero 21 del mondo, che per questo non pensa ancora al ritiro. “Per il momento non penso al ritiro, ho 32 anni e più di quindici stagioni vissute come professionista.
Non penso che i risultati più recenti siano legati alla mia età. Fisicamente mi sento bene, forse passeranno altri tre o quattro anni prima che inizi a maturare l’idea del ritiro, a pensare alla fine del viaggio.
Certo, tutto dipenderà dai miei prossimi risultati: se continuerò a giocare i piccoli tornei, allora potrei smettere prima. Viceversa, se riuscissi a rientrare in top100 questo aumenterebbe la probabilità di continuare.
Continuo a lavorarci duramente: non è facile, ma non lo è mai stato” ha concluso Bellucci.
Photo Credit: Getty Images
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