L’importanza della decontrazione nel tennis moderno



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L’importanza della decontrazione nel tennis moderno

Come capita spesso a chi frequenta assiduamente circoli di tennis, uno dei feedback più utilizzati dai maestri verso i proprio allievi è “stai sciolto”. L’obiettivo dell’allenatore è far si che i ragazzi giochino in maniera decontratta, cioè più fluida, senza andare a contrarre esageratamente i muscoli di quei segmenti corporei che intervengono nel colpo.

Questo perché, anche se sembra paradossale, impattare la pallina con i muscoli contratti porta più svantaggi che vantaggi. Attenzione però, si può ottenere una buona prestazione del colpo anche colpendo con forza (intesa come forza muscolare), infatti anche a livello pro ci sono dei giocatori “muscolari”.

Il problema sta però nel fatto che questo tipo di tennis è molto più dispendioso in termini di energia e logorante per il fisico, e senza dubbio alla lunga porta a un inevitabile calo di prestazioni. Uno dei vantaggi nel colpire in decontrazione sta nel maggiore contatto della pallina sulle corde, cosa che comporta un maggior controllo e spesso anche una maggiore profondità.

Al contrario se al momento dell’impatto ci si troverà con braccio avambraccio e mano in contrazione, la pallina avrà un tempo di contatto minore (si parla di millisecondi) e col passare del tempo avrà delle velocità progressivamente più basse e delle traiettorie sempre più corte.

Quindi indipendentemente dalla tipologia di giocatore, scioltezza e decontrazione sono una delle prerogative fondamentali per raggiungere alti livelli. La massima espressione di questo aspetto la si può notare nei primissimi minuti di allenamento dei professionisti, proprio perché queste sensazioni vanno ricercate fin dai primi colpi cercando poi di mantenerle quando il ritmo si alza.

Per chi ha avuto lo fortuna di assistere dal vivo a degli allenamenti di qualche giocatore, avrà notato come l’impressione è che nei primi scambi, quando il ritmo non è esageratamente alto, l’attrezzo venga mosso ad una velocità inferiore e i gesti preparazione siano molti ampi e lenti (vedi video).

Essendo l’inizio, i piedi vanno molto lentamente, ma l’obiettivo è proprio mantenere la decontrazione nel momento in cui si sale di intensità: il segreto nel vedere giocatori con strutture fisiche limitate far viaggiare a velocità notevoli la pallina sta tutta lì.

Come migliorare?

Ovviamente ci sono soggetti meglio predisposti di altri, ma chi fa fatica a trovare fluidità ha modo di migliorare questo aspetto? Si, non è una cosa che si può migliorare nell’immediato ma con pazienza e volontà si possono raggiungere ottimi risultati.

Elemento che un allenatore deve far diventare una buona abitudine nel proprio allievo è senza dubbio la respirazione, fattore necessario per tenere i muscoli decontratti e per non andare giù di fiato eccessivamente presto in caso di scambi prolungati.

È bene che la respirazione venga allenata in giovane età così da farla diventare un automatismo. Per migliorare la scioltezza esistono esercizi di vari tipi: tra i più utilizzati ci sono sicuramente l’esclusione del mignolo e dell’anulare dalla presa del manico al fine di ridurre la pressione della mano sulla racchetta; il passaggio della racchetta nella mano non dominante sul finale del colpo; o ancora, con la stessa finalità, il cosiddetto finale “congelato”, vale a dire bloccare la punta della racchetta repentinamente subito dopo l’impatto.

Tutti esercizi volti a ridurre la pressione e a limitare la velocità dell’attrezzo. Il miglioramento è acquisito non nel riuscire in queste esercitazioni, ma nel mantenere il risultato ad intensità elevata.

Prima si impara e meglio è, ragazzi che lo apprendono da molto giovani hanno poi enormi vantaggi nel prosieguo della carriera. Per chi è meno fortunato, come detto, bisogna armarsi di buona pazienza.