Se è vero che il tennis è uno sport in cui i fattori principali sono spazio e tempo è altresì vero che per sfruttare bene queste componenti bisogna essere dotati dei giusti mezzi tecnico tattici.
Nel tennis professionistico vediamo spesso giocatori abituati e colpire con i piedi molto a ridosso della riga di fondo, come anche chi costruisce gioco da molto lontano: in questo diventa determinante l’ampiezza del gesto di preparazione.
Si, perché una preparazione molto ampia se da una parte andrà senza dubbio ad influire negativamente sul timing esecutivo rendendo difficoltoso l’impatto della pallina vicino alla riga, dall’altra permetterà di sviluppare più velocità dell’attrezzo in fase di accelerazione; così come invece un gesto di preparazione ridotto renderà molto più agevole rubare tempo colpendo in anticipo, ma con conseguenti svantaggi sulla produzione di velocità in uscita, in particolare su palle prive di peso.
Nel tennis maschile, la racchetta in fase di preparazione compie mediamente una rotazione che va dai 150 ai 180 gradi arrivando al massimo in linea con la spalla posteriore al termine dell’arretramento. Le donne per reclutare maggiore forza arrivano a una rotazione che può arrivare anche a 230 gradi, e questo al termine della fase di arretramento comporta una differente inclinazione della racchetta che si dispone in direzione obliqua, causando una totale estensione della mano.
Quest’ultimo elemento comporta una minore caduta verticale della racchetta in accelerazione, che si tradurrà poi in un colpo con scarsa rotazione. Ecco spiegato perché la maggior parte delle giocatrici non gioca colpi particolarmente arrotati.
Troppo o troppo poco comporta comunque degli svantaggi
Quindi conviene avere preparazioni molto ampie? É più vantaggioso tirare molto veloce da più lontano o sfruttare la velocità della palla del mio avversario stando più vicino la riga di fondo? Proviamo a dare una risposta.
Sicuramente la posizione assunta in campo viene determinata soprattutto dalla tipologia di giocatore, ma riguardo quest’ultima, influiscono in maniera decisiva le caratteristiche tecniche e quelle antropometriche. Si ricordi che è sempre la tecnica al servizio della tattica, mai il contrario.
In altre parole Thiem non potrebbe fare il gioco di Thiem col fisico di Goffin, perché costruire da lontano vuol dire anche avere un tennis più muscolare che permette di mettere pressione anche da parti sfavorevoli di campo.
C’è chi dice che anche uno come Richard Gasquet abbia pagato il prezzo dell’avere aperture eccessivamente ampie. Il suo baricentro eccessivamente lontano dalla riga di fondo è sempre stato uno dei suoi più grandi limiti non avendo un tennis così incisivo e muscolare, e nonostante diversi allenatori (tra cui Piatti) abbiano provato ad avvicinarlo alla linea di fondo, la sua comfort zone resta tutt’ora quella.
Concludendo: gesti di preparazione esagerati o troppo ridotti comportano comunque degli svantaggi in determinante circostanze. L’argentino Leonardo Mayer (uno di quelli con gesti preparazione tra i più ampi nel circuito) non si troverà mai veramente a proprio agio su erba o sul veloce indoor, così come il francese Mannarino (uno che invece ha aperture molto ridotte) non avrà mai nella terra battuta la sua superficie preferita dal momento che gli incontristi come lui sono molto più a loro agio su superfici rapide in cui appoggiarsi alla palla dell’avversario e rubare il tempo dà molti più frutti. La via di mezzo in questo caso comporta vantaggi su più fronti.