Il servizio nel tennis moderno: come mai tanta differenza tra uomini e donne?
by CARLO PIAGGIO | LETTURE 8328
Sebbene questa tendenza si sia in parte invertita negli ultimi anni, storicamente il servizio nel tennis femminile ha sempre avuto delle prestazioni nettamente inferiori rispetto a quello maschile. Ci sono dei motivi legati a delle componenti fisiche, oppure è solo una questione mentale? Possiamo dire che sono vere entrambe le cose, ma proviamo a fare chiarezza.
In linea generale è senz’altro vero che la prestazione del servizio è stata soggetta col passare degli anni a un incremento progressivo, seguendo di pari passo quella che è stata l’evoluzione del tennis, ovvero uno sport sempre più fisico.
Questo ha comportato un aumento della velocità media della prima palla, un maggior numero di aces e di conseguenza una maggior percentuale di punti vinti nei game di servizio. Mettendo a confronto le velocità medie della prima palla di servizio tra il Roland Garros 2004 e quello del 2016, emerge una differenza di oltre 20 km/h, per nulla pochi.
Tra tennis maschile e femminile, in questa specifica abilità c’è sempre stato un netto divario, anche se forse negli ultimi anni, questa differenza si è un pochino assottigliata.
Le differenze in termini fisici
Senza usare termini troppo tecnici, l’elemento principale che rende il modello maschile molto più prestativo di quello femminile è la forza, elemento necessario per il raggiungimento di certe velocità.
La mancanza di questa e alcune differenze in termini di mobilità articolare, sono fattori decisivi che abbassano non di poco le prestazioni nel servizio delle donne. Quando si parla di diversa mobilità articolare ci si riferisce soprattutto alla colonna vertebrale e all’anca anteriore: infatti la minore mobilità articolare della colonna vertebrale che le donne presentano rispetto agli uomini, spesso influisce sul grado di estensione dell’anca anteriore nel tentativo di determinare un’adeguata trophy position (posizone a trofeo, termine della fase di caricamento).
Queste difficoltà emergono ancor di più proprio nel tentativo di compensare la mancanza di forza. Quando usiamo il termine “forza” lo intendiamo non solo nel semplicistico concetto di forza bruta, ma anche di spinta, come per esempio può essere quella degli arti inferiori: questa è una delle motivazioni per cui la tecnica del foot up è molto più frequente nel tennis femminile: rispetto al footback infatti, questo tipo di caricamento delle gambe genera più spinta.
L’ortopedico Ben Kibler, consulente medico per la WTA, pubblicò qualche anno fa uno studio da cui emerse che una delle maggiori differenze nel servizio tra maschi e femmine è proprio nella spinta delle gambe, precisamente quella posteriore, sia in fase di caricamento che nella spinta verso l’alto.
Lo stesso Kibler poi aggiunse che questo non era dovuto a qualche mancanza fisica, ma che semplicemente le donne non fanno una cosa che potrebbero tranquillamente fare. E qui entriamo nell’area mentale. Con ogni probabilità tutte le giocatrici, con pochissime eccezioni, già nella fase junior costruiscono una propria identità di gioco in cui il servizio non è un’arma, ma semplicemente l’inizio della costruzione del punto.
Rispetto ai maschi, che con l’inizio dello sviluppo vedono crescere di pari passo la loro forza e la resa di questo colpo, le ragazze crescono con una mentalità diversa dando magari molta più importanza anche alla risposta al servizio.
Questo spiegherebbe come mai nei match femminili assistiamo a un così elevato numero di break. Come detto in precedenza, in quest’ultimo decennio si è assistito a un’evoluzione nel tennis femminile che ha coinvolto anche la battuta, infatti fino al 2012-13 le tenniste che vantavano un servizio che portava loro punti diretti, si contavano sulle dita di una mano: Venus, Serena, Stosur.
Ad ora il quadro è ben diverso, il prototipo di giocatrice moderna ha una resa della battuta sempre più elevata. Osaka, Pliskova, Kvitova, Azarenka, Keys, anche l’attuale numero uno del mondo Barty, sono tutte ragazze che dispongono di un’ottima meccanica esecutiva (abbinata a una discreta forza) di questo colpo, e non a caso sono tutte nella top 20 del ranking WTA. Vedremo se questa tendenza avrà ancor più seguito nei prossimi anni.