Dopo gli ottavi di finale a Roma e i quarti al Roland Garros, siamo arrivati a un punto dove fanno quasi più scalpore le sconfitte rispetto alle vittorie per Jannik Sinner. Questo perché, soprattutto dopo la vetrina di Parigi che lo ha fatto conoscere a quei pochi che ancora non avevano sentito parlare di lui, a forza di vittorie Jannik ha fatto crescere ulteriormente su di lui quelle aspettative che erano già alte dopo un 2019 da sogno.
Nel 2020, annata per certi versi unica, fino ad ora Sinner non le ha per nulla disattese, cosa che era tutt’altro che scontata. Innanzitutto la pausa dovuta al Covid avrebbe potuto sfavorire l’altoatesino molto più di altri: questo perché uno stop anomalo come quello di primavera, avrebbe potuto rallentare la crescita tennistica di un ragazzo così giovane.
In minima parte infatti è quello che è accaduto: alla ripresa in America abbiamo visto un Sinner tutt’altro che brillante. Già dai primi tornei in Europa però, la musica è cambiata, e tra Roma e Parigi abbiamo visto tutti il livello espresso dal ragazzo.
Non va però dimenticato che dal famoso exploit di Bergamo, considerando l’anomala pausa, è passato poco più di un anno, e che questa crescita repentina che ad oggi non sembra minimamente arrestarsi, di normale ha veramente poco.
Impressionante è infatti come Sinner abbia aggiunto al suo gioco dei tasselli in più nell’arco di poco tempo. Qui è scontato dire che la maggior parte dei meriti vanno a Riccardo Piatti, perché che sia uno dei migliori allenatori del mondo lo sappiamo tutti.
Sinner e l'esempio... Nadal
Quello che oltre a questo va sottolineato però, è la grande capacità di assorbire informazioni di Jannik, che anche a detta del suo coach è impressionante nell’elaborazione e nella messa in atto dei feedback esterni, cosa non comune a tutti, sicuramente non a quell’età.
Questo più di altro, lo contraddistingue dagli altri giovani promettenti. Non si spiegherebbe altrimenti come in meno di un anno abbia aggiunto al suo gioco un maggiore uso delle rotazioni inverse e delle smorzate, maggiore variabilità di rotazioni e direzioni sul servizio, e sicuramente una maggiore propensione verso la rete nonostante la voléè sia nettamente il suo colpo più acerbo.
Tutto questo va aggiunto ad una grandissima velocità di braccio e ad un tempo sulla palla fenomenale, primo vero punto di forza del diciannovenne di San Candido. Rafael Nadal, giustiziere di Sinner a Parigi, è proprio uno di quegli esempi da prendere come riferimento in questo: è sotto gli occhi di tutti come il primo Nadal sia totalmente diverso da quello attuale: lo slice di rovescio, la prima di servizio, le voléè, tutti aspetti che Rafa ha migliorato anno dopo anno, senza la quale non avrebbe vinto così tanto, e soprattutto non avrebbe avuto una carriera così lunga.
Ad ora Jannik Sinner ha nel mirino la top 40, ma anche a detta di Riccardo Piatti in questa fase il ranking non è la priorità poiché il progetto è a lungo termine. Certo è che per gli appassionati sarà difficile non tenerne conto, visto e considerato che al momento i margini di miglioramento di Sinner sembrano non avere limiti. Photo Credit: Roberto Dell'Olivo