Qualche giorno fa, Matthias Bachinger ha compiuto 33 anni. Non è stato un compleanno felice per il numero 268 ATP (ma con un passato in 85esima posizione): lo stop agonistico imposto dal coronavirus ha azzerato le sue entrate, mettendolo in difficoltà nella vita di tutti i giorni.
Per questo, Bachinger colpilerà il modulo predisposto dal governo tedesco per dare un sostegno alle varie categorie di lavoratori
. Bachinger rientra nella lista di chi può richiedere l'aiuto, in quanto “imprenditore sportivo individuale indipendente”.Qualche giorno fa, vi abbiamo descritto le categorie tennistiche maggiormente colpite dall'emergenza: organizzatori e giocatrici di secondo piano. Bachinger rientra a pieno titolo nella seconda categoria, in virtù di una carriera mai davvero decollata.
La sua sortita tra i top-100 è piuttosto datata, e nel 2020 ha raccolto 32.644 dollari lordi. La curiosità è che circa l'80% degli incassi deriva dal secondo turno raggiunto nelle qualificazioni dell'Australian Open.
Il dato si presta a una riflessione che faremo tra qualche riga. Adesso vale la pena soffermarsi su Bachinger: da quando la Germania ha imposto la quarantena, la sua vita è radicalmente cambiata: “Vado a correre, ma trascorro a casa la maggior parte del mio tempo – racconta il tedesco – inoltre mi alleno nella mia piccola palestra.
Non so quanto durerà, ma è necessario mantenermi in forma. Ho la fortuna di poter giocare contro il muro nel mio giardino, ma per il resto non c'è niente da fare”. Come denunciato da diversi giocatori, il problema dei mestieranti della racchetta è l'assenza di guadagni a tempo indeterminato.
Sentite Bachinger: “Ho avuto la fortuna di essere entrato tra i top-100 ATP e di aver vinto alcuni Challenger. Grazie a questi risultati ho messo da parte qualche soldo, con cui sto vivendo ora. Non durerà per sempre, ma c'è chi sta peggio..”.
Parole che impressionano perché pronunciate da un tennista che, in carriera, ha intascato 1.621.790 dollari. Ok, sono spalmati su oltre dieci anni e devono essere depurati di tasse e spese, però rimane pur sempre il 456esimo tennista più pagato nella storia del tennis.
Eppure si trova in condizioni di relativa necessità, al punto da scegliere di compilare il modulo messo a disposizione dal governo tedesco. “Penso proprio che lo farò, ne vale la pena” sibila Bachinger, che in carriera ha vinto quattro ATP Challenger (l'ultimo a Gwangju, in Cina, nel settembre 2017) e ha partecipato a otto prove del Grande Slam, l'ultima in Australia nel 2018 (a queste, si sommano ben 35 presenze nelle qualificazioni).
Questi risultati non gli hanno garantito chissà quale agio, al punto da convincerlo a giocare la ricca Bundesliga. Per quest'anno aveva siglato con un buon accordo con il TC Großhesselohe, nei pressi di Monaco di Baviera.
“Il problema è che difficilmente si giocherà la stagione. Dovesse saltare, i mancati guadagni sarebbero notevoli. Per un giocatore del mio livello, la cifra ammonta tra i 20 e i 35.000 euro”. Come avevano segnalato Julie Gervais e Corentin Denolly, in assenza di tornei le spese si riducono ma non si azzerano.
Sentite Bachinger: “Non ho più spese di viaggio, però devo continuare a pagare l'affitto e non so come fare con l'allenatore: con lui avevo concordato una tariffa forfaittaria”. Di norma, l'accordo standard tra un tennista e il suo coach prevede un fisso mensile, a cui si aggiunge la percentuale sui prize money.
È fin troppo evidente, dunque, che Bachinger dovrà attingere al denaro messo da parte nel corso degli anni. E gli è andata bene, visto che a inizio stagione ha potuto giocare le qualificazioni dell'Australian Open, davvero remunerative.
Nonostante tutto, nel periodo di transizione sarebbe disposto a reinventarsi come maestro. “Sono d'accordo con le misure prese dal governo, anzi, spero che non sia troppo tardi. La cosa principale è debellare il virus.
Spero che presto i circoli vengano riaperti e magari io possa dare qualche lezione”. Avete letto bene: il numero 268 ATP, ancora in piena attività, sarebbe disposto a fare qualche lezione pur di intascare qualcosa.
La vicenda di Bachinger giustifica una riflessione sullo spostamento del Roland Garros: moltissimi addetti ai lavori, giocatori compresi, si sono lamentati della mossa della FFT di collocare l'evento tra settembre e ottobre.
Rimproverano “l'egoismo” e la scarsa trasparenza dei francesi. Detto che i principali organi di governo tennistico erano stati avvisati (forse non nel modo più elegante, ma d'altra parte non esistono regole che impongono lo svolgimento del Roland Garros in una specifica data: essendo uno Slam, non è legato alle dinamiche ATP), ci si domanda perché i tennisti si lamentino.
Gli Slam sono gli unici tornei in grado di rimpinguare le tasche dei giocatori. Al netto delle polemiche sui montepremi (i tennisti vorrebbero una fetta più ampia), un'enorme fascia di giocatori riesce a mantenersi grazie agli Slam.
La sola partecipazione ai quattro main draw garantisce circa 200.000 dollari, sinonimo di tranquillità economica. Ma anche i montepremi delle qualificzioni sono molto sostanziosi: all'ultimo Australian Open, il primo turno “pagava” 20.000 dollari australiani (circa 11.000 euro), che diventavano 32.500 per il secondo e 50.000 per il turno di qualificazione.
Cifre fondamentali per i giocatori che oscillanno dalla 100esima alla 200esima posizione. E allora fatichiamo a comprendere le lamentele per lo spostamento di Parigi, ammesso che i francesi restino sulla loro posizione: provando a mantenere il torneo nel 2020, pur facendo i propri interessi, hanno tutelato anche i giocatori che vedono salvaguardato un prize money irrinunciabile. Il racconto di Bachinger alimenta questa perplessità.