Chissà se Frank Dancevic, che è anche il suo coach, si è pentito di non averlo fatto giocare nell'atto finale delle Davis Cup Finals contro la Spagna. Vasek Pospisil aveva vinto tutti i match nel girone (compreso quello contro Fabio Fognini), ma si era arreso a Rublev in semifinale.
Gli ha preferito Felix Auger Aliassime, sconfitto da Bautista. Poco importa, ormai è acqua passata. Madrid aveva riproposto al pubblico mainstream le qualità di Pospisil, canadese di origine ceca che qualche anno fa era salito addirittura al numero 25 ATP, con tanto di quarti di finale a Wimbledon.
Ma la schiena non lo lasciava in pace: giocava 4-5 settimane, poi i dolori ricomparivano. Impossibile trovare continuità, almeno fino a quando ha deciso di operarsi. Pospisil è andato sotto i ferri lo scorso gennaio, a New York, sistemando l'ernia al disco che lo tormentava da quattro anni.
Dai e dai, è tornato ai livelli di un tempo. La scorsa settimana è andato fino in fondo a Montpellier. In carriera gli era successo soltanto una volta, nel lontano 2014, a Washington. “Sto andando nella giusta direzione – ha detto Pospisil – il mio corpo ne ha passate molte, ma adesso si trova nelle condizioni migliori da quando mi sono infortunato per la prima volta, nel 2014.
Non capitava da tempo che potessi giocare così tante settimane di fila. Non mi muovevo così bene da quando ero tra i top-50. I tempi sono cambiati, ci sono nuovi giocatori e il tennis si sta evolvendo: ho ancora molta strada da fare, ma sono ottimista e soddisfatto”.
Il decorso post-intervento è durato sei mesi, utili per garantirgli la classifica protetta. L'ha utilizzata a Montpellier, poiché il ranking al n.132 non gli avrebbe consentito di entrare in tabellone. È andata meglio del previsto, con tanto di vittoria sul connazionale Denis Shapovalov (gustosa rivincita, visto che ci aveva perso un mese fa ad Auckland).
È curiosa, la situazione del tennis canadese: stanno puntando tutto sui baby-gemelli Shapovalov e Auger-Aliassime, ma nel 2020 soddisfazioni sono arrivate dai “vecchietti”: in Australia si è rivisto un ottimo Raonic, adesso Pospisil si ripropone a ottimi livelli.
“Quando mi sono bloccato per sei mesi, nel 2014, ero al picco della mia carriera – racconta Pospisil – sono tornato e ho alternato ottimi momenti ad altri in cui mi faceva male la schiena. Non ho fatto aggiustamenti tecnici, ma l'operazione dell'anno scorso mi ha fatto capire cose importanti.
Durante la riabilitazione e gli allenamenti, mi sono reso conto che le limitazioni derivavano da un nervo. Gli ultimi 4-5 mesi sono stati fantastici, perché finalmente posso allenarmi senza problemi e svolgere una normale programmazione”.
Il canadese non si prende tutti i meriti della rinascita: intanto c'è Frank Dancevic, senza dimenticare il preparatore atletico Cassiano Costa e il team di fisioterapisti che lo ha rimesso in sesto (“Appartengono allo studio 'Coast Performance Rehab' di Vancouver”).
“Negli ultimi quattro mesi ho avuto buoni risultati e sono molto soddisfatto delle mie performance atletiche. Ho lavorato molto in campo e in palestra. Ho ripreso a lavorare con preparatore atletico che mi seguiva nel 2013 e nel 2014: ha fatto la differenza perché una buona copertura del campo è fondamentale per il mio tennis.
Sul piano tecnico, ho iniziato a lavorare con Dancevic e sono finalmente in linea con quello che dovrei fare sul campo”. I risultati sono arrivati prima del previsto, anche se in Australia si è inceppato al primo turno contro “nonno” Ivo Karlovic.
“Il mio obiettivo era stare bene e fare una buona preparazione invernale – continua Pospisil – adesso sto vivendo un grande momento, ma so che il tennis è falto di alti e bassi. Devo tenere la giusta prospettiva e continuare a lavorare duramente, giorno dopo giorno.
Non mi metto particolari obiettivi di classifica (anche se i successi di Montpellier lo hanno riportato a ridosso dei top-100 ATP, ndr), però ammetto che mi piacerebbe tornare tra i top-30 e migliorare il mio best ranking.
Se non pensassi di potercela fare, avrei già smesso. Provo a non mettermi troppa pressione, ma sono piuttosto ambizioso”. In effetti gli è già capitato di giocare alla pari con i più forti, e magari batterli.
Tre anni fa superò Andy Murray a Indian Wells, quando lo scozzese era numero 1 del mondo. Lo ricorda con orgoglio, come a voler sottolineare che il successo contro David Goffin a Montpellier rientra nell'ordine delle cose.
A Rotterdam, ammesso come special exempt, proverà a sgambettare Daniil Medvedev. “So di poter giocare a questi livelli, il mio unico problema è la condizione fisica”. I guai alla schiena non gli hanno impedito di diventare un ottimo doppista: nel 2014 ha vinto addirittura Wimbledon in compagnia di Jack Sock, poi si sono imposti anche a Indian Wells e raggiunto altre cinque finali Masters 1000.
Nelle Davis Cup Finals di Madrid, il suo apporto è stato importante anche in doppio: insieme a Shapovalov, ha vinto i match decisivi nei quarti e in semifinale. Pospisil non è noto soltanto per i risultati sul campo, ma anche per le sue attività extra: grande appassionato di musica, è un discreto chitarrista e qualche anno fa aveva accarezzato l'idea di creare una band composta da tennisti.
Aveva preso la cosa talmente sul serio da creare un canale Youtube. Lo scorso anno aveva fatto parlare di sé scrivendo un appassionato articolo sul Globe and Mail, uno dei principali quotidiani canadesi, in cui illustrava la sua attività nel Player Council ATP, di cui fa parte dal 2018.
In particolare, esprimeva la sua opinione su come vengono distribuiti gli utili nel circuito, soprattutto nei tornei del Grande Slam. Ritenendo che i giocatori intaschino una fetta troppo piccola, aveva proposto l'idea di un sindacato autonomo dei tennisti, separato dall'attuale sistema ATP (giocatori e tornei racchiusi in un'unica sigla).
“Non sto combattendo per me stesso – scriveva, informando che l'ATP minacciava di portare i giocatori in tribunale – ma per coloro che lavorano duramente e che sognano, in futuro, di guadagnarsi da vivere giocando a tennis”.
Queste attività sono molto impegnative e possono distrarre dall'attività sul campo. Chissà se Vasek Pospisil riuscirà a combinare i suoi ideali con una carriera che sta rifiorendo. D'altra parte, nel tennis si può rinascere a 30 anni. La storia recente lo conferma.