30 anni dopo Canè-Wilander, l'ItalDavis torna a Cagliari



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30 anni dopo Canè-Wilander, l'ItalDavis torna a Cagliari

I nostalgici, inguaribili romantici, trovano suggestione nella scelta della FIT di portare a Cagliari il match del turno preliminare di Coppa Davis contro la Corea del Sud. Gli scherzi del calendario hanno spostato il primo turno a marzo, dunque non si potrà celebrare l'esatto trentennale dell'impresa di Paolo Canè, quando in un magico lunedì mattina (era il 5 febbraio 1990) batté Mats Wilander 7-5 al quinto, regalando all'Italia uno dei migliori successi della sua storia.

Trent'anni dopo, la Davis è stata sventrata (e le Davis Cup Finals di Madrid, al di là dello spirito perduto, hanno nettamente perso la sfida a distanza con l'ATP Cup australiana, meglio organizzata) e fa rivivere – allo lontana – il suo romanticismo solo nel turno preliminare, in cui 12 sfide stabiliscono altrettante qualificate per le “Finals” madrilene.

Diciamo “alla lontana” perché il format non ha nulla a che vedere con ciò che è stato: sfida compressa in due giorni (si giocherà il 6-7 marzo, venerdì e sabato), con incontri al meglio dei tre set e la particolarità del doppio ad inaugurare la seconda giornata.

Significa che un giocatore può scendere in campo due volte nella stessa giornata, ma giocando prima il doppio. Quantomeno bizzarro. Ma non è certo questa la peggiore bruttura di una competizione che non ha più nulla a che vedere col passato.

Ad ogni modo, nell'anno in cui – salvo passi indietro del diretto interessato – Angelo Binaghi sarà rieletto al vertice della FIT per la sesta volta, la Davis azzurra torna nella sua città, nel suo circolo, su quei campi dove è cresciuto e dove torna spesso e volentieri (lo scorso settembre ha partecipato all'inaugurazione del campo coperto intitolato a Remigio Pisanu).

Il club di Monte Urpinu ha una bella tradizione organizzativa: Italia-Corea del Sud sarà il sesto incontro di Davis a Cagliari, il terzo da quando Binaghi è presidente. L'Italia ha sempre vinto: a parte il fantastico successo contro la Svezia, si ricordano le vittorie contro Ungheria (1968) e Cile (1985), poi in anni più recenti sono arrivati quelli contro Georgia (2004, nel match che segnò l'esordio di Andreas Seppi) e Slovacchia (2009, nei fatti l'unica partita in cui la “squalifica morale” a Simone Bolelli ebbe effetto).

Pensando a Cagliari, tuttavia, torna in mente la finale di Fed Cup del 2013. In quell'occasione Binaghi si impegnò in prima persona per portare nella sua città la partita contro la Russia, dimostrando che Cagliari era una “Major City” italiana e cancellando le iniziali perplessità dell'ITF.

L'Italia stravinse contro una Russia che portò la sua quarta squadra o giù di lì, ma di quel weekend restano le splendide istantanee di un campo centrale stracolmo, con 5.000 appassionati a invadere il club, un sincero abbraccio collettivo alle nostre ragazze in un weekend di caldo primaverile, nonostante fosse novembre.

Non dovrebbe essere necessario montare chissà quali tribune supplementari per il match contro la Corea del Sud, in cui gli azzurri partono strafavoriti. Si giocherà sulla terra battuta ed è una scelta logica, non tanto per i nostri, quanto perché è una superficie più o meno sconosciuta ai nostri avversari.

Per intenderci, in tutta la sua carriera, il numero 1 coreano Soon Woo Kwon (attuale n.86 ATP, a settembre è stato 81) ha giocato la miseria di 11 partite sulla terra battuta: 3 a livello Futures, 7 Challenger e il primo turno delle qualificazioni dello scorso Roland Garros. Il match di Parigi è stato anche l'unico (!) sulla terra battuta europea, fino a oggi evitata in modo sistematico, quasi scientifico.

Anche in virtù di questo, l'Italia non dovrebbe avere problemi contro una nazionale che in tutta la sua storia vanta tre sole partecipazioni al World Group, con altrettante eliminazioni al primo turno e immediata retrocessione.

Tra l'altro, le prime due "discese" arrivarono in altrettanti play-off contro l'Italia, nel 1981 a San Remo e nel 1987 in un match che vi abbiamo già raccontato. L'unico giocatore in grado di impensierirci potrebbe essere Hyeon Chung (attuale n.126 ATP), che però si sta faticosamente risollevando dopo aver raggiunto i top-20 un paio d'anni fa.

Un grave infortunio alla schiena lo ha bloccato per quasi tutto il 2019 e il rientro non è stato semplicissimo. Tra l'altro, il suo 2020 non è iniziato bene: ha dovuto dare forfait dal Challenger di Bendigo per un problema alla mano destra (a Bendigo c'era anche Kwoon, eliminato al terzo turno).

Adesso sarà impegnato nelle qualificazioni dell'Australian Open, laddove un paio d'anni fa colse una storica semifinale (peraltro dopo aver vinto le Next Gen Finals a Milano). Anche Chung non vanta chissà quale esperienza sulla terra battuta: ci ha giocato 40 partite (con 24 successi), sia pure mostrando una buona adattabilità: vanta due semifinali ATP (entrambe a Monaco di Baviera), i quarti a Barcellona e un terzo turno al Roland Garros, stoppato da Kei Nishikori in una bellissima partita sul Campo 1. Il team dovrebbe essere completato da Duckhee Lee, classe 1998, numero 233 ATP ma noto soprattutto per essere l'unico giocatore sordomuto del tour.

A differenza di Kwoon, ha provato a prendere confidenza con la terra battuta, sfiorando anche la qualificazione al Roland Garros 2018 (perse per un soffio al turno decisivo contro Jaume Munar, peraltro dopo aver battuto Sonego al secondo turno).

Da allora, tuttavia, ha giocato solo tre partite sul rosso, perdendole. Insomma, dovrebbe essere un weekend di routine per una squadra che sarà guidata da Matteo Berrettini. Il romano si dovrebbe presentare in buona forma, poiché quest'anno ha scelto di anticipare la campagna “rossa”, giocando i tornei di Buenos Aires e Rio de Janeiro.

Considerata la grande esperienza di Fabio Fognini, per i ragazzi di Corrado Barazzutti (al ventesimo anno da capitano) ci sono le premesse per una stagione da protagonisti dopo la cattiva esperienza di due mesi fa a Madrid. Non può mica sempre girare male.

Hyeon Chung