“Jason” Tseng, il tennis per salvare la mamma che vende i pomodori



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“Jason” Tseng, il tennis per salvare la mamma che vende i pomodori

Per vedere un po' di bel tennis, a volte, ci vuole un pizzico di fortuna. Vista la nutrita pattuglia di italiani, il supervisor del Challenger di Manerbio aveva collocato sul Campo 3 il match tra Zsombor Piros e Chun Hsin Tseng, meno di 40 anni in due.

Era giovedì 8 agosto, giorno in cui il taiwanese diventava maggiorenne. Il Campo 3 del Centro Tennis Manerbio è privo di tribune: c'è giusto uno scorrimento a separarlo da un pallone pressostatico. Volendo, ci si può appoggiare alla ringhiera per osservare i match.

Pochi fortunati si sono radunati a seguire la sfida tra il taiwanese e l'ungherese. Bellissima, una lotta furibonda su ogni punto, uno sprizzare di talento e freschezza atletica che ha incollato una ventina di appassionati fino alle 21 passate.

Facevano tutti il tifo per Piros, accompagnato da un amico camuffato da preparatore atletico, con il quale cazzeggiava tutto il giorno al club. Inoltre l'ungherese era ben più plateale nei gesti, facendosi apprezzare.

Al contrario, il taiwanese aveva con sé uno staff di tre persone, provenienti dall'accademia di Patrick Mouratoglou, sua base ormai da qualche tempo. A differenza di Piros, non si faceva mai vedere al club. Si presentava soltanto per gli incontri e non aveva certo brillato per espansività.

Insomma.. stava un po' sulle scatole. Per questo, il boato è stato piuttosto vivace quando Piros ha firmato il 4-6 6-2 6-3 che lo ha spinto nei quarti. C'è da domandarsi se gli avventori della Bassa Bresciana avrebbero fatto altrettanto se fossero stati al corrente della vicenda raccontata dal New York Times.

La storia parte da una scena avvenuta l'anno prima, a New York, durante lo Us Open junior (in cui si arrese in semifinale al futuro vincitore Thiago Seyboth Wild). Dopo l'ennesimo successo di Chun Hsin, detto "Jason", il padre Yu Te Tseng non riuscì a trattenere le lacrime.

La famiglia Tseng viene da Taiwan, paese noto soprattutto per la produzione di merce contraffatta, anche se ormai il termine “Made in Taiwan” non ha più il valore dispregiativo di qualche decennio fa. Provengono dalla classe operaia: niente palazzoni, consigli d'amministrazione, aziende rampanti.

Semplicemente, un un chiosco di cibo in mezzo alla strada, gestito dalla madre Chung Han Tsai. Mentre Chun Hsin e papà girano il mondo in cerca di gloria e ricchezza, lei vende pomodori agli avventori e si prende cura di Yun Di, fratello minore.

Per l'esattezza, si tratta di una bancarella presso il Lehua Market, un mercato notturno di Taipei. La loro specialità è il tanghulu, una merenda a base di frutta glassata o pomodori, infilati su una bacchetta.

Il turno di lavoro è di nove ore, dalle 16 all'1 di notte. Il marito non c'è quasi mai perché segue Jason in giro per il mondo: lavorando senza sosta si è presa la miotenositis, una grave infiammazione degli arti.

Si pensa che dipenda dallo stress a cui sottopone il suo fisico da 20 anni: la bancarella è stata aperta nel 1999, due anni prima che nascesse il primogenito. Intervistato dal NY Times tramite un interprete, Yu Te ha detto che i problemi di salute della moglie si sono sviluppati nel 2018.

“Con la situazione attuale, noi in viaggio e lei a casa, il suo corpo ha iniziato a dare segni di cedimento. Non voglio che viva così, di recente mi ha detto che non potrà durare ancora a lungo. Però le cose cambieranno quando Jason avrà successo: a quel punto non dovremo più preoccuparci della nostra situazione economica”.

Quest'anno è andata discretamente sul campo, un po' meno bene col portafoglio. Oggi Tseng è numero 305 ATP e ha colto il suo miglior risultato sulla terra battuta, intascando una buona finale al Challenger di Praga.

I tornei di questo tipo, tuttavia, non offrono troppi soldi. I dati ufficiali ATP dicono che ha intascato 52.000 dollari lordi, cifra insufficiente per pensare di cambiare vita. I genitori cercano di proteggerlo, non gli fanno sentire la pressione di essere il salvatore della famiglia, ma la posta in gioco è nota a tutti.

Taiwan ha una discreta tradizione tennistica, soprattutto in campo femminile. Tra gli uomini c'è stato Yen Hsun Lu, soprannominato “Randy”, quartofinalista a Wimbledon. Tra le donne, la più nota è Su Wei Hsieh, fortissima doppista e ottima singolarista.

Si è creato un movimento interessante che gli ha garantito un paio di sponsor: oltre alla federtennis locale, allenamenti e viaggi gli sono pagati da Formosa Plastics Group e China Airlines. Nel 2018, Tseng ha vinto la prova giovanile sia al Roland Garros che a Wimbledon.

L'ultimo a vincere due Slam in un anno, prima di lui, era stato il mezzo bluff Filip Peliwo. Lui sembra avere qualcosa in più, anche se deve pagare un fisico un po' mingherlino: 175 centimetri per 65 chili non sono esattamente i numeri adatti per un tennista moderno, ma esistono gioiose eccezioni.

La sua impressionante intensità, unita a due gambe rapidissime, ricorda vagamente Kei Nishikori. C'è da credere che metterebbe mille firme per ripetere i successi del giapponese, che peraltro ha conosciuto qualche anno fa a Bradenton, strappandoci anche una foto insieme.

“Diventerà forte perché è un grande lavoratore – dice Patrick Mouratoglou, che lo ha accolto nella sua accademia sin da quando aveva 13 anni – non credo che si debba essere un gigante per diventare forti.

Prendete Djokovic: si muove meglio di tutti, anche se è molto leggero. Tseng mi impressiona per qualità, intensità e quantità del lavoro. È una dote molto rara”. “Jason” ha iniziato a giocare all'età di 5 anni, e ben presto il padre si è reso conto del suo talento.

Paradossalmente, il lavoro notturno nella bancarella si è rivelato un vantaggio: durante il giorno, c'era tutto il tempo per allenarsi. La giornata tipo era questa: sveglia alle 5.30 per gli allenamenti mattutini (dopo essere andato a letto alle 2), poi il figlio sarebbe andato a scuola mentre Yu Te tornava a dormire per qualche ora, salvo riunirsi con Jason per il lavoro pomeridiano, prima di tornare dietro alla bancarella .

Ma il tennis prevede mille e mille spostamenti, quindi ben presto le redini dell'attività di famiglia sono finite nelle mani della madre. Prima che il tennis diventasse la sua unica ragione di vita, Chun Hsin e suo fratello andavano a dare una mano alla bancarella, distante cinque minuti da casa.

Generalmente facevano i compiti lì, ma se serviva una mano sbucciavano i pomodori. “Non ho mai avuto il tempo per fare cose rilassanti o uscire con gli amici – dice il diretto interessato – ho sempre lavorato duro: devi fare così se vuoi diventare un tennista professionista”.

Curiosamente, non ama molto il cibo venduto dai genitori. Da buon ragazzino preferisce il gelato, anche se ben presto gliel'hanno tolto dalla dieta. Si concede uno strappo solo dopo qualche vittoria. La madre non lo segue mai in giro per il mondo, ma viene costantemente aggiornata dal marito.

I successi del figlio sono stati importanti per darle la forza di andare avanti, ma il padre era stato chiaro: nella primavera 2019 avrebbero chiuso l'attività. Da quelle parti non si può vendere, ma soltanto chiudere.

Non sappiamo se l'abbiano fatto davvero, ma adesso l'onere di portare i soldi a casa Tseng dovrebbe essere tutto sulle spalle di Jason. Lui lo sa. “Non so fino a che punto si potrà spingere, ma stiamo facendo tutto il possibile per ottimizzare il suo talento” dice il padre.

Abbiamo imparato la lezione: ogni volta che vedremo Tseng non ci faremo ingannare dal suo atteggiamento chiuso, talvolta scontroso. L'apparenza inganna quasi sempre.

Chun Hsin Tseng