La fine di marzo segna l’avvento (forse) delle belle giornate, delle primule e dei gelsomini, ma anche la fine del torneo di Miami. I candidati alla vittoria finale sono Sloane Stephens e Jelena Ostapenko per il singolare femminile (in campo oggi alle 19), John Isner e Alexander Zverev per quanto riguarda quello maschile (match programmato per il giorno di Pasqua).
Vincitrici Slam a sorpresa del 2017 – Ostapenko a Parigi e Stephens a New York -, le due finaliste del torneo in gonnella avevano iniziato il 2018 in modo preoccupante, combinando solamente sette vittorie fino a due settimane fa. Per entrambe si tratta della prima finale in un Premier Mandatory. Ostapenko è arrivata fin qui senza perdere nemmeno un set e aggiudicandosi ben cinque tiebreak, mentre Stephens ne ha ceduto uno a Niculescu e Azarenka. Ciò nonostante, la permanenza in campo delle due contendenti è stata pressoché identica (8 h 15’ per la lettone, 8 h 23’ per la statunitense). Già certe di aver raggiunto il loro best ranking – Ostapenko lo eguaglierebbe in caso di sconfitta -, la baltica potrebbe salire fino al quarto posto, mentre la ragazza di Plantation (Florida) è già sicura di rimanere in nona posizione.
Sarà un bel confronto di stili, con la potenza e l’aggressività di Ostapenko opposte alle grandi doti difensive e atletiche di Stephens, che però è anche in grado di prendere in mano le redini dello scambio con entrambi i fondamentali. Sarà proprio questo uno degli snodi principali della sfida, ovvero la capacità della statunitense di ribaltare l’inerzia degli scambi, senza fidarsi troppo delle sue abilità difensive andando troppo lontano dalla riga di fondocampo, ma trovando la profondità necessaria per contrattaccare, specialmente grazie a cambi in lungolinea tanto repentini quanto precisi.
L’altra chiave tecnico-tattica sarà rappresentata dai colpi di inizio gioco: da un lato Ostapenko in questo torneo ha vinto il 75,4% dei suoi turni di servizio (la sua media stagionale è ferma al 58,4%), dall’altro Stephens si è aggiudicata il 66,7% dei suoi game di risposta, che rappresenta il dato migliore della manifestazione. Sarà interessante vedere quale sarà il rendimento alla battuta da parte dell’americana, che non sempre riesce ad avere continuità con questo fondamentale. Nel corso della prima parte della semifinale contro Azarenka, la numero 12 del mondo ha faticato moltissimo a ottenere punti con la battuta, ottenendo addirittura il 29% con la prima e il 43% con la seconda, totalizzando un misero 34% complessivo e innervosendosi molto durante un coaching con Kamau Murray. Due giorni prima, invece, nell’incontro dominato contro Kerber tutto era andato alla perfezione, vincendo il 78% di punti con la prima e concedendo solamente una palla break in tutto il match.
Da non sottovalutare sarà anche l’aspetto mentale. Dopo la vittoria contro Collins, Ostapenko ha sottolineato come le buone prestazioni di questi giorni siano figlie di una maggiore calma, che le sta consentendo di mettere da parte la paura di sbagliare i colpi, aspetto particolarmente importante per una giocatrice come lei, che rischia quasi su ogni palla. Dall’altra parte, sarà importante vedere la capacità di Stephens di tenere sotto controllo le sue emozioni. Eccezion fatta per la vittoria a Flushing Meadows, questo è sempre stato l’aspetto che non le ha consentito di raggiungere grandi traguardi. La possibilità di conquistare un titolo a Miami, per lei che è cresciuta nel sud della Florida, potrebbe costituire un ostacolo rilevante, specialmente se si dovesse trovare in una situazione di punteggio particolarmente favorevole. Anche per questa ragione, la finale di oggi sarà un esame di maturità cruciale per il suo futuro.
Anche l’atto finale del torneo maschile vedrà protagonista un idolo di casa, con John Isner, giunto alla sua quarta finale in un Masters 1000, che sfiderà Alexander Zverev (due vittorie in altrettanti atti finali disputati in tornei di questo livello). Dopo la brusca separazione con Ferrero e le vittorie sofferte contro Medvedev e Ferrer, il tedesco ha progressivamente ritrovato il suo tennis, vincendo senza grossi problemi contro Kyrgios, Coric e Carreno. Isner, invece, ha ceduto un set all’esordio contro Vesely, iniziando poi un percorso netto che lo ha visto sconfiggere anche giocatori come Cilic, Chung e del Potro. In queste tre partite il gigante di Greensboro ha concesso soltanto una palla break, ottenendo il massimo non solo dal suo servizio devastante, ma anche dal suo gioco estremamente aggressivo.
Durante il match con del Potro è stato impressionante vedere la differenza di peso di palla tra i due giocatori, con Long John bravissimo a incidere sul rovescio dell’argentino per poi chiudere nell’angolo aperto. Contro Zverev dovrà stare attento a non abusare di questa tattica, considerando che dal lato sinistro il tedesco è in grado di fare qualsiasi cosa, riuscendo a difendersi benissimo anche quando è molto lontano dal campo. Naturalmente Zverev dovrà massimizzare la resa nelle due situazioni di gioco a lui più favorevoli, ovvero i momenti in cui riuscirà a far giocare Isner con il rovescio e gli scambi che supereranno i 5-6 tiri. Per fare in modo che queste circostanze non si verifichino in maniera eccessivamente sporadica, sarà essenziale che Zverev mantenga una percentuale elevata di prime in campo (quest'anno la sua media è del 63%, dati ATP) Tutti i tre precedenti se li è aggiudicati Zverev, incluso quello disputato dodici mesi fa proprio a Crandon Park. In quell’occasione Alex ebbe la meglio in tre tiebreak, annullando tre match point e dando spesso la sensazione di essere in balia dell’avversario.
Come nel 2017, anche stavolta la qualità del gioco di volo di Isner potrebbe essere una chiave fondamentale della sfida: quando John eccelle anche in questo settore è davvero difficile stargli dietro, ma è proprio nei pressi del net che possono emergere le sue insicurezze, specialmente nei momenti di massima tensione. Nei loro head to head i due hanno giocato quattro tiebreak, vincendone due a testa; se si considerano quelli disputati nel corso del 2018, invece, Zverev ha un eccellente record di 6-1, mentre Isner un negativo 4-5.
Tuttavia, quello che conterà realmente sarà altro. A quasi 33 anni, Isner è consapevole di avere una chance unica per sigillare una grande carriera, in cui ha ottenuto il massimo. A quest’età, però, spesso le grandi occasioni si gestiscono male dal punto di vista nervoso: il timore di non avere più altre possibilità di successo rischia di condizionare la prestazione in modo decisivo, come raccontava Martina Navratilova tanti anni fa. In questo senso sarà molto interessante vedere come si comporteranno i due quando avranno a disposizione una chance di break, con Isner che nelle ultime 52 settimane ha un negativo 35,1% (84 giocatori fanno meglio di lui), mentre Zverev un ottimoi 45,1% (sesto posto assoluto). Ad ogni modo, da buon statunitense, Isner non ha mai difettato in coraggio o in fiducia nei propri mezzi. Se i risultati di domani saranno gli stessi degli ultimi dieci giorni, avrà più di una possibilità di successo.