"Avevo o un sogno. O quanto meno un obiettivo. Impegnarmi nelle opere benefiche, aiutare chi ora soffre e chiede aiuto. Voglio sviluppare lo sport nella mia nazione, creare le giuste condizioni perché sia accessibile, far sì che i genitori non debbano chiedersi dove prendere in prestito i soldi o in quale città spostarsi per permettere ai figli di praticare lo sport che amano" La firma? Quella di Daria Kasatkina.
La tennista russa ha risposto così a Roman Teryshkov, deputato della Duma, il Parlamento russo, che ha chiesto al Ministro della Giustizia di dichiararla "agente straniero" in seguito alle sue azioni.
Quali azioni? Aver dimostrato al mondo di essersi distanziata dalla società russa. Un po' come Karen Khachanov e Yevgeny Kafelnikov, primo numero uno russo della storia. Teryushkov ha spiegato che una prima richiesta è stata respinta e ha insistito a inviarne un'altra chiedendo che vengano presi appropriati provvedimenti.
Non si hanno al momento notizie da parte del governo russo. Insomma: Kasatkina attualmente vive a Barcellona e da una manciata di mesi ha confessato in una video-intervista la sua omosessualità e la relazione con la pattinatrice di figura canadese di origine estone Natalia Zabiiako.
In una delle scene più toccanti della lunga intervista alla blogger Vitya Kravchenko, la tennista russa - che in campo ha vissuto parallelamente una stagione altalenante - ha fatto fatica a nascondere la preoccupazione e le lacrime quando le hanno chiesto se ora teme di non poter più tornare in Russia.
Questo perché il governo russo nel 2013 ha approvato una legge che proibisce la "propaganda gay" e per questo vieta ogni forma di manifestazione, di marce dell'orgoglio LGBTQ+ e prevede soprattutto la detenzione per gli attivisti in difesa dei diritti degli omosessuali.
Cosa succederebbe se venisse dichiarata agente straniero? Kasatkina non potrebbe lavorare con i bambini o insegnare nelle scuole, ricoprire cariche comunali o statali e neanche organizzare eventi pubblici. Come se non bastasse, non potrebbe nemmeno investire in imprese russe né godere di agevolazioni fiscali.
"Non è una buona notizia. Spero che Daria stia bene e che possa viaggiare dove e come vuole" ha scritto su Twitter Martina Navratilova, che aveva pagato nel 1981 anche le conseguenze economiche per aver dichiarato la propria omosessualità.
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