Match fixing - Arbitro italiano squalificato per sette anni e sei mesi
by ANTONIO FRAPPOLA | LETTURE 3525
L’ombra del match fixing si abbatte ancora una volta sul circuito Challenger. La notizia che ha scosso il mondo del tennis riguarda un arbitro italiano: Lorenzo Chiurazzi. Il giudice di sedia in questione è stato accusato di aver truccato diverse partite al Challenger di Perugia nel 2021.
Secondo le ricerche effettuate dall’International Tennis Integrity Agency, Chiurazzi avrebbe ritardato l’inserimento del punteggio della partita nel dispositivo elettronico in più di un’occasione per favorire le giocate degli scommettitori.
Arbitro italiano squalificato per più di 7 anni
L’arbitro italiano non potrà dirigere nessun incontro di tennis per sette anni e sei mesi e, considerando che ha scelto di non collaborare nelle indagini e di non denunciare l’accaduto durante il torneo, dovrà anche pagare una multa di 50mila dollari.
Lo scorso maggio, il circuito ITF è entrato nell’occhio del ciclone proprio per la pratica dei match fixing. Nel caso specifico, sono stati condannati ben sei tennisti spagnoli. Si tratta di Marc Fornell Mestres, Jorge Marse Vidri, Carlos Ortega, Jaime Ortega, Marcos Torralbo e Pedro Bernabe Franco.
Tutti hanno ammesso le proprie colpe. Le pene più severe hanno colpito Mestres, Vidri e Ortega. Il primo ha ricevuto una squalifica di 22 anni e una multa di 250mila dollari; il secondo e il terzo non potranno giocare per 15 anni e dovranno pagare 150mila dollari.A nessuno dei tennisti sopracitati sarà permesso giocare o partecipare a qualsiasi evento di tennis autorizzato da qualsiasi organi di governo del tennis internazionale.
Jonny Gray, CEO dell’ITIA, ha dichiarato: “Questa è una delle più significative infiltrazioni nel tennis da parte della criminalità organizzata che abbiamo visto. Accogliamo con favore il coinvolgimento delle forze dell’ordine e il perseguimento di intere reti criminali, non solo dei giocatori.
Questa sentenza manda un forte messaggio che il match fixing è un crimine che può portare a condanne penali” . Photo Credit: via Twitter ITIA