Tra i giovani più emergenti nel circuito per quanto riguarda la stagione 2023 c’è indubbiamente l’italiano originario di Sanremo Matteo Arnaldi. Il classe 2001 in questa stagione si è tolto numerose soddisfazioni tra le quali ricordiamo: la prima vittoria su un top 5 contro il norvegese Casper Ruud durante il Masters 1000 di Madrid, le prime partecipazioni nelle prove Slam con un incredibile quarto turno durante lo US Open cedendo solo al numero 2 del mondo Carlos Alcaraz, la prima convocazione in Coppa Davis e le vittorie contro Garin e Borg che hanno permesso all’Italia di arrivare alle Finals di Malaga e il best ranking al numero 41 della classifica ATP.
Tutto ciò è stato possibile anche grazie al proprio team guidato da Alessandro Petrone.
Il giovane coach ha rilasciato importanti dichiarazioni nei confronti del suo allievo durante un'intervista rilasciata a SuperTennis.
“La crescita di Matteo è sempre stata importante, costante, magari senza un picco clamoroso in termini di risultato. Ha saputo adeguarsi velocemente al livello con cui si stava confrontando. Dall'ingresso nei Challenger in poi è stato tutto molto veloce, non mi aspettavo nemmeno io questo adattamento così rapido.
Poche volte ha perso al primo turno, quasi sempre se l'è giocata alla pari contro avversari in quel momento meglio piazzati. È sempre molto disponibile all'allenamento, molto ricettivo, ascolta e si confronta”.
Alessando Petrone dichiara: "Vagnozzi e Ferrero gli esempi"
Il giovane coach ha inoltre sottolineato come l’ascesa del suo allievo abbia avuto influenza anche su sé stesso e ha dichiarato: “Pure per me è tutto nuovo, ed è un mondo che mi piace, malgrado ci siano più pressioni, anche dall'esterno, con tv e sponsor che in qualche modo chiedono conto: significa che i tuoi risultati iniziano a pesare.
Mentre giochi i Challenger non ti considerano tanto, ma una volta entrato stabilmente nel Tour maggiore cambia tutto. Riesci a stare a contatto con gente che è al top e questo fornisce indicazioni importanti: giocare con Alcaraz, Medvedev, Rublev, è determinante per scoprire il proprio valore.
Per Matteo il punto di riferimento è sempre stato Djokovic, e ha pure avuto la possibilità di allenarsi con lui. Per quanto riguarda me, invece, ci sono tanti allenatori da cui cerco di prendere spunto, in particolare da quelli più giovani. Per esempio, Simone Vagnozzi ma pure Juan Carlos Ferrero”
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