Guai a darlo per finito. Paolo Lorenzi non vuole gettare la spugna e nemmeno sentirsi “troppo vecchio”, o magari “finito”. Lo sta dimostrando al New York Open, il torneo che lo scorso hanno ha evitato che il moribondo evento di Memphis uscisse dagli Stati Uniti.
Tra gli slogan utilizzati c'è anche “back in black”: non è soltanto la canzone degli AC/DC, ma un richiamo al campo pitturato di nero, scelta quasi inedita nel circuito ATP. Nel nero di Long Island, Lorenzi ha centrato i quarti vincendo una bella partita contro Ryan Harrison.
Un successo che vale, poiché l'azzurro partiva sfavorito contro un giocatore che costruisce buona parte della sua classifica in questi tornei. Harrison adora giocare indoor, a maggior ragione a due passi da casa. Eppure non è bastato, giacché il senese si è imposto 4-6 6-4 6-4 e ha artigliato un posto tra i primi otto.
Non andava così avanti nel circuito ATP da nove mesi, quando colse i quarti a Istanbul. Ma questo successo vale di più perché si gioca in condizioni che non gli sono amiche. Sceso al numero 111 ATP, Lorenzi ha effettuato importanti scelte tecniche (e di vita).
Ha abbandonato l'Italia, dopo essersi allenato a lungo presso il Centro FIT di Tirrenia, stabilendosi a Sarasota sotto la guida dei tecnici argentini Walter Grinovero e Martin Rodriguez. Poteva sembrare una scelta della disperazione, invece sembra la pozione giusta per dare linfa all'elisir dell'eterna giovinezza.
In realtà non è stata una decisione voluta, bensì la conseguenza di un accordo tra la FIT e il suo storico allenatore Claudio Galoppini. E allora, come spesso accade in questi casi, una “perdita” è diventata una buona chance per fare qualcosa di diverso.
Forte di una “Green Card” che gli consente di trascorrere tutto il tempo che vuole negli Stati Uniti, l'azzurro ha effettuato una scelta importante che sta iniziando a dare i suoi frutti. Per intenderci, nel 2019 aveva già passato le qualificazioni a Doha e Cordoba.
Qualcuno si era stupito nel vederlo in tabellone a New York e non a Buenos Aires, ma chi lo conosce bene non si è sorpreso. D'altra parte, qualche anno fa, Lorenzi si spostò da Indian Wells a Miami passando per...
Caltanissetta! Nonostante l'età, giocare contro di lui è sempre complicato: una condizione fisica esaltante e un tennis costruito ma molto difficile da gestire lo rendono un “cagnaccio” su tutte le superfici.
Contro Harrison si è imposto in tre set, ma avrebbe potuto chiudere prima se avesse sfruttato una bella occasione nel primo set, quando sul 3-3 ha sbagliato una volèe non impossibile su una palla break a suo favore.
Poco importa: Paolo ha continuato a giocare come sa, e ha strappato il servizio ad Harrison nel quinto gioco del secondo. Poteva anche salire 5-2, ma poi è stato bravo a evitare la rimonta nell'ottavo game, quando il texano aveva avuto una chance del 4-4.
Grande equilibrio nel terzo: sembrava apparecchiato per una conclusione al tie-break, invece “Paolino” centrava il break al nono gioco e chiudeva nel game successivo, con autorità, garantendosi un altro paio di giorni a Long Island.
Il suo prossimo avversario sarà il vincente tra Brayden Schnur e Steve Johnson, protagonisti dell'ultimo match di giornata, in piena notte italiana.
ATP NEW YORK – Secondo Turno |
Paolo Lorenzi (ITA) b. Ryan Harrison (USA) 4-6 6-4 6-4 |
Jordan Thompson (AUS) b. Cristopher Eubanks (USA) 4-6 6-1 6-4 |
Primo Turno |
Denis Istomin (UZB) b. Mackenzie McDonald 4-6 6-2 6-3 |
Radu Albot (MDA) b. Ivo Karlovic (CRO) 6-7 7-6 7-6 |