Spesso al dolore cronico che perseguita un atleta sono associate emozioni di rabbia e ansia, visto che la preparazione e il risultato in gara possono risentirne pesantemente, se il dolore è sempre lì, minaccioso come la spada di Damocle.
Se il dolore è la conseguenza di un trauma, quale può essere una contrattura, uno stiramento, uno strappo o una distorsione, è necessario un periodo di riposo, durante il quale l’allenamento fisico dovrebbe essere sostituito con l’allenamento mentale (visualizzazione), adottando opportune tecniche in grado di accelerare anche il recupero dell’infortunio.
Se il dolore è cronico, invece, l’atleta può svolgere regolarmente la sua preparazione, ma il fastidio persistente provoca un peggioramento della qualità dell’allenamento e della qualità della vita in generale. Inoltre, la presenza di un dolore martellante può causare scompensi, perché il corpo cerca di adattarsi alla situazione assumendo posture innaturali, che a lungo andare provocano altri problemi, in un circolo vizioso dal quale non si esce tanto facilmente. Tuttavia si può intervenire con alcune tecniche mentali efficaci per attenuarne la percezione a livello sensoriale.
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